L’argilla è un materiale che non ha mai smesso di affascinare noi umani, fin dai tempi più lontani.
Risultato delle grandi e violente energie scatenatesi nel formare il nostro pianeta, è giunta a maturazione tra i 7 e i 5 milioni di anni fa. Si tratta di una roccia sedimentaria, composta da finissimi granelli, derivante da allumino silicati, risultato di accumulo per decantazione in acqua o per l’azione degradante di vulcani, ghiacciai e venti. È facilmente reperibile lungo i fiumi, sui fondali di laghi e dei mari, o a poca profondità in numerose zone della terra. Questa sostanza minerale, impastata con acqua, risulta finissima e plastica, adatta a essere manipolata, a mantenere la forma e la coesione anche solo con l’essiccamento.
DALL’INFORME ALLA FORMA
I musei archeologici di tutto il mondo espongono piccole, affascinanti figure femminili piuttosto simili tra loro. Sono state realizzate in argilla da uomini, o donne, di popolazione diverse e lontane, dal Medio Oriente al Giappone. Sono statuette femminili in argilla, indurite al sole o vicino ai falò, che l’uomo del Paleolitico Superiore ha plasmato caratterizzandole con fianchi larghi, ventre e seni prominenti. I più antichi ritrovamenti risalgono tra i 30 e i 25 mila anni fa. Fino ad allora l’uomo aveva dedicato e affinato la sua manualità per costruire utensili in pietra, legno o osso necessari alla sua sopravvivenza. Con queste statuette è evidente che un pensiero astratto, come quello religioso, prende forma nella sua mente. Grazie a una manciata _informe_ di terra crea con le sue mani una _forma_ , concretizzando il suo sentimento nei confronti dell’ignoto. Nascono così le tante statuette della Dea Madre, propiziatrice di fertilità e abbondanza per tutti gli esseri viventi della terra, un archetipo di grande potenza, un dono di gratitudine nei confronti dei cicli naturali e cosmici.
DALL’INFORME ALL’IDEA
L’argilla è uno degli elementi che ha contribuito a modificare la vita dell’uomo sulla terra, così duttile da poter essere lavorata senza attrezzi particolarmente sofisticati, sono sufficienti le mani. Fin dai miei primi contatti con essa mi sono domandata chi per primo ne avesse intuito l’utilità e chi ne comprese la sua trasformazione grazie al calore del fuoco. Di sicuro in molte regioni del piane- ta era facile imbattersi in zone dove il terreno era argilloso. Era probabile vedere l’impronta dell’animale che era passato di lì, osservare la propria orma rimanere impressa nel suolo scivoloso e viscido e comprenderne la naturale impermeabilità. Imagino dunque un uomo, forse una donna o un bambino, chinarsi a saggiare il terreno, cogliere un campione e avere l’impulso di creare qualcosa di utile e necessario, replicando la forma delle mani unite nel momento di bere. Ecco la prima ciotola, abbandonata poi tra le braci di un fuoco notturno. Enorme sarà stata la sorpresa nel vedere che il colore grigio verde dell’argilla era mutato in rosso, attraverso l’azione della fiamma e delle braci che hanno dato luogo all’irreversibile passaggio da argilla a ceramica! E così, con la terra tra le mani, _l’in- forme_ mette a punto _l’idea,_ inizia un’epoca nuova per l’umanità che non si è mai arrestata. La ceramica entra a far parte delle abitudini e permette alle genti, nomadi e raccoglitori, di fermar- si, perché potevano finalmente immagazzinare e conservare cibi e sementi. Per me artigiana, è emozionante notare che questi primi manufatti furono ben presto abbelliti da quell’uomo che oltre 16.000 anni fa decise che era più piacevole bere da una ciotola in terracotta!
LA MENTE E L’ARGILLA
Spirali, linee continue, forme a zig zag o serpentiformi: questi i decori ricorrenti che creavano un collegamento armonioso tra la mente e l’argilla, passando attraverso le mani e sottolineando il forte nesso con i ritmi ciclici della vita e l’ignoto dopo di essa.
Magazine numero 19
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