Uniti in cerchio
I ricordi infantili
Dai ricordi infantili affiora una canzoncina: ”giro, girotondo, casca il mondo, casca la terra…”Per molti di noi è stato uno dei primi approcci all’idea di fratellanza, condivisione, elasticità, unione d’intenti. Un tenersi per mano, saldamente, per creare un cerchio mobile di gioiosa energia.
Il simbolo del cerchio
Dal latino circulus è l’emblema tradizionale di ciò che non ha né inizio né fine. E’ formato da una linea unica le cui estremità si ricongiungono per annullarsi l’una nell’altra. Non ha né direzione né orientamento è la volta del cielo e, anche per le orbite circolari delle stelle intorno al polo celeste, viene rappresentata come una cupola sferica che simboleggia sia il cielo, sia tutto ciò che è spirituale. È il più diffuso simbolo geometrico, la forma perfetta per cui, stando alla filosofia platonica e neoplatonica, il leggendario tempio di Apollo degli Iperborei, viene descritto come circolare. Anche la città dell’isola di Atlantide è definita da Platone come un sistema di anelli concentrici di terra e d’acqua. Troviamo, poi, un riferimento ben conosciuto dato dalla costruzione preistorica di Stonehenge nell’Inghilterra meridionale.
Gli alchimisti
Gli alchimisti greci hanno voluto vedere nel cerchio un serpente che si morde la coda, il cosiddetto uroboros, la cui immagine simbolica rappresenta la realtà nella sua ripetizione ciclica di vita e morte. All’interno del pensiero alchemico, questo simbolo, riproduce il processo di evaporazione e condensazione che conduce alla raffinazione, quindi alla purificazione delle sostanze. Un oggetto gettato in acqua genera dei cerchi concentrici e i graffiti di questo tipo sono frequenti nelle tombe monolitiche preistoriche. Essi possono essere interpretati come simboli dello sprofondare nelle acque dell’aldilà e della meravigliosa risalita nel senso della rinascita. Nell’antichità il piano circolare è associato al culto del fuoco, degli eroi e delle divinità. Il tondo possiede un senso universale (orbis-orbita), rappresentato dal globo e la sfericità, sia dell’universo che della testa dell’uomo, è indizio di perfezione, la stessa che viene decantata dalla tradizione islamica, i cui poeti esaltano la forma della bocca in quanto completamente rotonda.
Il simbolo del sole
Nell’Astronomia tradizionale un cerchio con al centro un punto è il simbolo del Sole e in alchimia è riferito al metallo analogo: l’oro. Per lo Zodiaco è la forma dei cicli celesti, di quello annuale e delle rivoluzioni planetarie. Nelle dottrine magiche il cerchio ha una funzione di difesa dagli spiriti cattivi, tracciato intorno al mago, non può essere superato. Questa forma di protezione la ritroviamo anche nei cordoni di tutela intorno alle città, ai templi e alle tombe. Perfino i lottatori ne tracciavano il segno intorno al loro corpo prima di iniziare a combattere.
L’eterno soffio
E’ la forma espressiva dell’eterno soffio della divinità che agisce in tutti i sensi, il suo arresto provocherebbe immediatamente il riassorbimento del mondo. Il movimento circolare è inimitabile, immutabile, senza variazioni e per questo può rappresentare il tempo: una successione continua e costante di istanti tutti identici gli uni con gli altri. Anche per gli Indiani dell’America del Nord assume questa simbologia: “ il tempo diurno, quello notturno e le fasi della Luna, sono cerchi posti sopra il Mondo il cui bordo è raccolto dal tempo dell’Anno”. (Definizione di Capo Spada, Sciamano Dakota). Per questi popoli, tutte le forme circolari, l’orbita lunare e del sole, compresi i movimenti delle stelle, sono rappresentati nella distribuzione in tondo delle tende, degli accampamenti e del sedersi in cerchio: Le danze di girotondo possono essere considerate cerchi danzanti e tutto questo partecipa allo sviluppo naturale della comunità. La danza circolare dei dervisci giranti è ispirata a un simbolismo cosmico: imitano il giro dei pianeti intorno al sole in un vortice per tutto ciò che si muove, ma anche la ricerca di Dio rappresentata dal Sole. Il loro fondatore, Jalal Al-Din Rumi, massimo poeta del Sufismo, ha celebrato questa circumambulazione dell’anima scrivendo: ”Ho girato con i nove Padri (i pianeti) in ogni cielo, per anni ho girato insieme alle Stelle…”.
Il cerchio nell’iconografia cristiana
Nell’iconografia cristiana il motivo del cerchio rappresenta l’eternità: tre cerchi saldati, evocano la trinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; l’aureola è una luminosità che circonda il capo dei santi dimostrandone la profonda luce spirituale. In Europa la cosmologia medievale è dominata dalla visione delle sfere concentriche in proiezione circolare e nella Divina Commedia di Dante, essa si esplicita nei gironi del Paradiso e dell’Inferno. Nel Buddismo Zen troviamo spesso disegni di cerchi sovrapposti rappresentanti l’ultima tappa del perfezionamento interiore, l’acquisizione dell’Armonia dello Spirito.
Il simbolo del Tao
Per la Cina abbiamo il simbolo del Tao con inscritta la dualità Yin- Yang. Potremmo continuare a citare all’infinito immagini relative al cerchio: i Cavalieri della Tavola Rotonda, il Consiglio Circolare del Dalai Lama, il disco cromatico di Goethe, il simbolo della bandiera Olimpica…, ma vorrei lasciare un po’ di spazio per accennare al mandala attraverso l’esperienza di C.G. Jung. Egli sosteneva che l’emblema del cerchio è un’immagine archetipica della totalità della psiche, il simbolo del Sé. Jung ricorre all’immagine del mandala per tracciare una rappresentazione simbolica della psiche, la cui essenza ci è sconosciuta. Egli ha osservato che queste immagini sono utilizzate per consolidare l’essere interiore o per favorire la meditazione profonda. “La contemplazione di un mandala, ispira la serenità e un sentimento di ritrovato senso e ordine nella vita. Le sue forme rotonde sono il simbolo dell’integrità naturale. Lo stesso effetto lo provoca quando appare spontaneamente nei sogni, è lì che il disco quadrato e la tavola rotonda si incontrano, annunciando un imminente presa di coscienza del centro. Ho trovato disegni di mandala eseguiti da pazienti che non hanno alcuna idea di riferimento a quelli di tradizione orientale e ho osservato alcuni casi di donne che invece di tracciarli li ballavano. In India esiste uno specifico termine il mandala nritya per definire questa danza del mandala. Il Mandala ha una doppia efficacia: conservare l’ordine psichico, se già esiste, e ristabilirlo se è scomparso; in quest’ultimo caso esercita una più sottile funzione stimolatrice e creatrice”.
L’ esperienza nella Pranayurta
Il giorno 19 giugno 2021 ho partecipato al “ workshop di campane tibetane e test bioenergetico” al Pranayurta di Civitavecchia. L’incontro, condotto da Mauro Pedone, Sergio Starace e Maurizio Buzzi serviva a dimostrare quanto, dopo un bagno sonoro con campane tibetane, gong e altri strumenti, i livelli di energia di organi e apparati dei partecipanti, rilevati da una prima valutazione con un apparecchio di biorisonanza NLS, fossero nettamente aumentati. All’interno della yurta, proprio per la sua forma, la disposizione fisica di chi partecipa è naturalmente circolare. Sospeso al centro un enorme gong, segnato dal glifo di Giove, ci accoglie. I suonatori mantengono il senso della circolarità arricchita dai loro strumenti.
Il bagno sonoro
Per ricevere il bagno sonoro ognuno di noi si è disteso sul tappetino: l’ambiente era sereno, confortante, armonioso come un rotondo abbraccio da condividere con persone che non vedevo da tanto tempo. Percepivo un sorriso tenero che dalle labbra si irradiava in tutto il corpo. In questo stato d’animo ho cominciato ad avvertire il suono-vibrazione delle campane. Il ritmo, le pause i rintocchi che tra loro si scambiavano ha aperto lo scenario visivo a un’immagine circolare. La visualizzavo all’altezza della fronte: un cerchio sottile al cui interno si muovevano pezzetti di colore di forma diversa che si alternavano, ravvivati dai suoni che sembravano assorbire. Erano presenti varie fonti sonore e ognuna si infiltrava nei diversi livelli di percezione: la shruti-box entrava nel plesso solare e aiutava a radicare il corpo, i tintinnii del Koshi accarezzavano l’orecchio raffinando l’udito, il bansuri e il tamburo oceanico (theta drum), si muovevano sulla pelle, sfiorandola. L’intervento del gong ha fatto esplodere il caleidoscopio colorato dell’immagine frontale, inondando di potente luce gialla tutta la visione. Un’esplosione di luminosità che invadendo il viso lo riscaldava e aggiungeva un’ulteriore spinta al sorriso: in quel momento era proprio gioia!
Conclusione
E’ abbastanza straordinario sapere che noi, grazie a miliardi di cellule, siamo un’agglomerato di cerchi che si muovono, ruotano, danzano, comunicano e si dividono creandone altri. Siamo l’emblema della circolarità e a regalarmi questa intensa consapevolezza, è stato il plenilunio del 24 luglio scorso. Lo sguardo al cerchio lunare riflesso nella circolarità della campana, lascia una spazio emotivo alle due luminosità che, scambiandosi i loro suoni, avvolgono l’ambiente circo-stante creando una relazione planetaria di espansione e gratitudine.
Nel Magazine n° 11
L’articolo di Anna Maria, completo con tante bellissime immagini, si trova all’interno del Magazine n°11, volendo è possibile leggerlo per intero scaricandolo gratuitamente in formato: ⇒ PDF
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