Il suono permea l’universo, è l’infinito archetipo di spazio e vibrazione di cui è composto, almeno così come lo conosciamo
IL SUONO
Il suono tremore della terra o silenzioso frusciare delle stelle in cielo, ma anche il suono che si fa materia pesante in un grido o articolazione sottile del pensiero. Tutto, dalla materia alla luce, è energia in movimento in un continuum di scambi e relazioni complesse a più dimensioni.
AUM
Quasi tutte le cosmogonie prefigurano un suono fondante, dalla AUM vedica al Logos cristiano, dal dio Ptah dell’antico Egitto che crea il mondo con la sua parola, al Re’šhit che è la “prima parola” secondo lo Zohar cabalistico ebraico, fino al Big Bang dell’attuale mitologia scientifica.Naturalmente anche l’essere umano è permeato dal suono, contemporaneamente ricettore e trasmettitore in un continuo situarsi dentro e fuori di esso, dal timbro unico della propria voce alle melodie inconsapevoli con cui il suo intero corpo vibra e canta: suoni di ossa e sangue e nervi, suoni incessanti di lampi sinaptici e brontolii del basso ventre, battiti del cuore a scandire il ritmo sincretico del vivere.
MMM
La prima parola di un bambino non è nemmeno parola, ma solitamente una mmmm vibrante che chiude la bocca prima di spalancarla al suono pieno della voce. Non a caso la parola “mamma” in quasi tutte le lingue inizia proprio con la “m”: mamma – maman – mama – mom – mamãe – mami – māṁ…
ENERGIA
Sì perché, anche se a volte pare quasi che ce ne dimentichiamo, il suono è vibrazione, un alternarsi di pieno e vuoto, una marea di onde di energia. Sappiamo che anche la luce è formata da onde di energia, ma queste non ci investono con altrettanta forza fisica, possiamo chiudere gli occhi e farle scomparire, mentre nella vibrazione sonora il nostro stesso corpo, sia che produca o che riceva il suono, viene scosso suo malgrado.
ALTRI MONDI
Questa specificità vibratoria viene esaltata in diversi strumenti che hanno accompagnato popolazioni e civiltà: tamburi, piatti, sonagli, gong, campane… Spesso utilizzati come voce guida o tramite per altri mondi, celesti o di spiriti ctoni, per farsi ascoltare dai propri simili o da dei lontani.
IL SUONO DELLE CAMPANE TIBETANE
Tra tali strumenti sono anche le CAMPANE TIBETANE, misteriose e affascinanti; non se ne conosce l’origine certa, ma di sicuro erano presenti in Tibet già in epoca pre-buddhista, probabilmente utilizzate nei riti della tradizione Bon.
Ancora oggi esse vengono forgiate con una lega di sette metalli a rappresentare i sette pianeti, rimarcando la loro funzione di collegamento tra cielo e terra. La particolare fattura ne esalta le vibrazioni non solo del suono fondamentale, ma anche delle numerose armoniche, creando un potente effetto polifonico dal carattere oscillante che non si ritrova in nessun altro strumento.Chi non ha mai ascoltato il suono di una campana tibetana non riesce ad immaginare, ma chi ha provato sa quale potente effetto – direi quasi di incantamento – si produca istantaneamente in chi ascolta. Ognuno pare sentire in essa qualcosa che lo riguarda, un richiamo lontano eppure presente, ognuno ritrova ciò che non sapeva di aver perduto.
LA FORMA
La forma stessa della campana ci rimanda all’essenza della principale legge che governa noi e il nostro mondo, ovvero la complementarità di ogni cosa, il pieno e il vuoto, il dentro e il fuori, il suono e il silenzio…
E così da tutte le cose come un flusso si distacca
ogni cosa, e in tutte le parti intorno si diffonde,
e né pausa né mai riposo è concesso al fluire,
perché continuamente abbiamo sensazione, e sempre tutte le cose
noi possiamo vedere odorare e sentire suonare.Ora ancora tornerò a ricordare come tutte le cose siano fatte
di corpo rado […] occorre stabilire
che nulla è percepibile, se non corpo misto a vuoto.
Lucrezio De rerum natura – libro VI
La magia e le ligature scrive:
…il vuoto non esiste, se lo si intende come spazio privo di corpo, mentre il vuoto è come uno spazio in cui corpi diversi subentrano e stanno in moto.
E ancora:
… ogni cosa si verifica mediante la comunione dello spirito universale, tutto in tutto e in ogni parte del mondo.
In generale le cose sono prospettate in maniera tale da collegarsi in una certa relazione, sicché vi sia, quasi per un continuo flusso, un procedere dal tutto al tutto.
GIORDANO BRUNO
In conclusione, noi siamo della stessa materia e sottostiamo alle medesime leggi dell’universo, pure sentiamo che non basta, sentiamo che questo nostro essere legati – come direbbe Giordano Bruno – a ciò che ci circonda ha un senso di comunione profonda con la nostra vita. Così cerchiamo il nostro divenire nel divenire delle cose, nello spazio denso di vibrazioni cui partecipiamo. Il suono della campana ci attrae perché si fa porta e veicolo che attraversa i confini.
Noi qui – in questo momento – siamo, ma anche sappiamo di dover cessare un giorno, come un’onda di suono che sorge, vibra, si spande e si spegne. Eppure la nostra onda, o vibrazione, si muove con altre, con chi ci sta accanto, si interseca, si fonde e si disgiunge, a volte suono fondamentale, a volte armonico appena udibile.
Quel che tanto ci affascina nella voce della campana è la nostra stessa voce, come in uno specchio nel suo suono noi ci riconosciamo per ritrovarci e perderci in esso, in un continuo e incessante mare di vibrazioni in cui ogni essere è irriducibile a se stesso ma presente nel tutto.
UN VENTO
Un giorno una bambina, avvicinando al mano alla campana ma senza toccarla, mi disse:
sento come un vento!
Con la parola vento, da sempre si è voluto indicare proprio la parte più ineffabile dell’essere umano, in alcuni casi intendendo l’anima o l’atman, in altri l’energia sottile del prana.
Forse questo “vento” e questo suono di campana, ci ricordano semplicemente il nostro respiro e la nostra stessa voce… e questo ascoltare ci commuove.
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