Riprogrammazione con le campane tibetane
Tesi di fine corso redatta da Paolo Zini allievo del corso di operatore olistico in massaggio sonoro® con campane tibetane tenuto dal maestro Mauro Pedone.
Le campane tibetane come strumento di conoscenza di se e di aiuto per gli altri
La scelta di questo argomento per la tesi mi è stata piuttosto naturale perché come ho detto all’inizio del seminario ai miei docenti, l’obbiettivo del corso per me era quello di avere un strumento di conoscenza di me stesso per poi fornire un aiuto “reale” all’altro che per necessità o semplice curiosità si avvicina al meraviglioso mondo delle campane tibetane. L’esplorazione della mente inconscia è qualcosa che affascina l’uomo ma allo stesso tempo lo impaurisce in quanto deposito di tutto ciò che lo ha attraversato nella sua vita attuale e forse anche in quelle passate. Durante i nostri seminari è stata esperienza comune che alcuni metodi come ad esempio il “diaframma” abbiano mosso “qualcosa” che magari in una prima fase rimane indefinibile e viene percepito come disagio e successivamente, spesso nella fase onirica, viene chiarito con immagini vivide e ricche di significato.
Una esperienza personale con la campana tibetana
All’inizio della pratica con le campane tibetane mi sono imbattuto in un episodio che mi ha direttamente coinvolto e attraverso il quale ho potuto rielaborare un vissuto particolarmente traumatico della mia fanciullezza. Prima di andare a letto la sera ho posto una campana tibetana di medie dimensioni sulla pancia (nota do# 132hz) e ho iniziato a suonarla avvertendo dopo un po’ una sensazione di disagio e una netta percezione di profonda solitudine, alle sensazioni sono seguite poi alcune immagini che mi hanno riportato in un dormitorio dell’asilo che frequentavo all’età di 4-5 anni con i lettini di colore blu dove dormivo insieme ad altri bambini e mi sentivo da solo. Queste sensazioni sono state così intense che per tranquillizzarmi ho posto una mano sul cuore cercando per quanto possibile di rielaborare questo vissuto. Era chiaro che la campana mi aveva dato un occasione per rievocare questa antica esperienza e la possibilità di riprogrammare una credenza profondamente radicata e cioè quella di sentirmi solo: la cosa interessante poi era che questa credenza era radicata nel corpo (nella pancia) centro che tradizionalmente è collegato alle emozioni. Un aspetto di rilievo delle campane, è che con le comuni psicoterapie occorre parecchio tempo per rievocare vissuti rimossi perché nel processo di verbalizzazione non vengono raggiunte rapidamente parti profonde che come abbiamo visto sono radicate nel corpo. Mediante la vibrazione armonica che come un fiume incontra gli ostacoli posti dal nostro corpo-mente è possibile sciogliere questi ultimi e permettere al ricevente di guarire le proprie ferite interiori.
Dall’esperienza personale una possibile indicazione su come impostare il trattamento
Dall’osservazione di me stesso ho tratto un insegnamento che ho cercato di utilizzare nel trattamento delle persone con cui sono venuto in contatto e cioè che è vero che l’operatore deve tendenzialmente “scomparire” durante il trattamento cercando di rendersi canale di energie benefiche universali (vedi armonia planetaria/cosmica) ma è altrettanto necessario che lo stesso si renda partecipe e fornisca chiavi interpretative degli eventuali vissuti traumatici dei riceventi.
L’esperienza con Paolo F.
In un caso ad esempio parlando con una persona di nome Paolo F. gli ho proposto un trattamento con le campane tibetane e a mo di prova, gli ho fatto sentire in piedi la vibrazione di una campana tibetana di circa 2kg (nota Sol). La sua impressione non fu molto favorevole, anzi mi disse che “scandagliando” il suo corpo all’altezza del cuore provava fastidio, preferendo la vibrazione di una campana più piccola. La persona dopo quel primo incontro ha deciso comunque di intraprendere un percorso in cui proponevo anche la riflessologia plantare come pratica complementare. Alla prima seduta Paolo F. mi disse di aver sofferto in passato in maniera intermittente di tachicardia, che esclusa una causa organica, doveva imputarsi a un disturbo psicosomatico. Durante il trattamento con la campana con il metodo dei “Tre Centri” un giorno si è verificato uno di questi episodi di tachicardia che, era stato attivato, non massaggiando la zona del cuore, ma la zona della pancia. Al termine del trattamento, cercai di tranquillizzare la persona ponendo l’accento sul fatto che il disturbo aveva avuto origine nella zona delle emozioni e non nella zona del cuore (dove egli temeva un disturbo) facendo appunto propendere per un’origine psico-somatica del malessere. Da quel trattamento in poi l’amico non ha avuto più tachicardie, anzi ha apprezzato molto il massaggio sonoro con le campane tibetane che stiamo ancora svolgendo con ottimi risultati. (miglioramento della qualità del sonno, maggior energia al risveglio come documentato nelle schede)
L’importanza della partecipazione del ricevente nel proprio processo evolutivo, il sostegno dell’operatore
Un aspetto molto importante che metto in evidenza a coloro a cui faccio i trattamenti e che per una durata degli effetti è necessaria una partecipazione al processo di guarigione da parte del ricevente. Si tratta a mio avviso, nei limiti delle esperienze e delle conoscenze dell’operatore, di fornire ai riceventi degli strumenti di emancipazione affinché essi possano camminare da soli nella vita. Le campane tibetane sono una pratica eccellente per muovere quello che sta al di sotto della sfera cosciente e udire finalmente la voce flebile della nostra anima ma è importante praticare (per l’operatore tassativamente) e frequentare spesso quel silenzio della mente evocato da questi preziosi strumenti. A questo proposito cito ancora una considerazione dell’amico che sto trattando “oggi durante il trattamento ho provato a lasciare andare il mio normale flusso caotico di pensieri e lasciarmi attraversare dal suono, nella zona del cuore ho sentito una bella apertura e un senso di pace”. E’ chiaro dunque che il processo di guarigione può iniziare se vi è un atteggiamento mentale di ascolto, il guardiano della soglia deve allentare la presa perché le vibrazioni possano arrivare in profondità e rendere possibile una trasformazione duratura. Quando nella pratica meditativa ci si pone deliberatamente in ascolto del proprio flusso mentale ci si rende conto di come la mente operi in maniera automatica e meccanica una serie di associazioni che il meditante è incoraggiato a “lasciare andare” ponendo l’attenzione su un oggetto ad es. il respiro o il corpo che lo riporti nel momento presente. Nei trattamenti si ha a che fare con persone non pratiche di meditazione e di ascolto ma che per diversi minuti hanno l’occasione di ascoltarsi con il supporto del suono delle campane tibetane. Nel caso di Paolo F. è stato possibile trasformare una sua radicata tendenza a creare pensieri pessimisti legati al passato e dopo il trattamento del “diaframma” egli afferma “sono riuscito a liberarmi da un processo di pensiero ripetitivo e pessimista, ho guardato la vita con maggiore fiducia e apertura verso il futuro” . Durante il trattamento ho potuto osservare che Paolo sorrideva a riscontro della felicità dichiarata al termine, era orgoglioso di aver udito una voce di speranza dentro di se e io come operatore ho cercato di sostenere questo nuovo sguardo sulla sua esistenza.
Le alterazioni del corpo (a seguito di traumi) emergono durante il trattamento, la possibilità si sanare le memorie inconsce radicate nel corpo
Un altro aspetto che ho potuto riscontrare nei trattamenti con le campane tibetane e che esse sono un mezzo di percezione profonda delle connessioni o disconnessioni che albergano nel nostro corpo-mente e della possibilità di “ripristinare” un profondo senso di unità. L’esperienza del trattamento di Giuseppe T. è in questo senso molto chiara ma anche un’esperienza che abbiamo fatto durante il corso ha suffragato questa ipotesi. Nel caso di Giuseppe T. egli ha subito un intervento all’anca destra per un tumore osseo benigno ed e stato più volte trattato da me con il protocollo dei “Tre Centri“. Nei referti successivi il trattamento, egli dichiarava di percepire distintamente un’asimmetria tra la parte destra e sinistra del corpo ma dopo il trattamento era chiara invece la sensazione di una unità e di benessere. Similmente al caso di Giuseppe T. in laboratorio trattando una allieva (Silvia) con il trattamento “Planetario” quest’ultima ha percepito inizialmente il dolore e il disagio di una pregressa lesione al piede che l’aveva costretta a letto per un lungo tempo ma successivamente questa sensazione e stata sostituita da una sensazione di benessere e di unità. Da questi esempi appare evidente che traumi che hanno riguardato la sfera psichica o fisica possono essere rievocati per mezzo delle campane tibetane e rielaborati grazie alla capacità della vibrazione di questi strumenti di in-formare la materia, in particolare la nostra struttura psicosomatica, armonizzandola e permettendo al ricevente di percepire un senso di unità.
Un preliminare trattamento del corpo può favorire il lavoro con le campane tibetane
Nella mia esperienza maturata con i trattamenti con le campane tibetane ho potuto riscontrare che non tutte le persone sono in grado di lasciarsi andare e quindi permettere a questi preziosi strumenti di agire in profondità. Da una parte è vero che la vibrazione e il suono non strutturato e ricco di armonici attira fortemente l’attenzione del ricevente e lo dovrebbe condurre in quello stato che gli orientali chiamano sunyata (non pensiero) ma spesso si riscontra invece che il ricevente si porta dietro il suo pesante fardello di pensieri e di preoccupazioni della giornata. A questo proposito ho potuto riscontrare come, con un pre-trattamento basato sul contatto fisico e mirato allo scioglimento delle tensioni del corpo, il successivo massaggio sonoro sia molto più efficace. Le sensazioni tattili che si propagano lungo “un cervello esteso a cristalli liquidi” come viene definita la pelle nel testo di riferimento del nostro maestro, attivano nel cervello arcaico meccanismi profondi e atavici che evocano nel ricevente sensazioni di fiducia, cura, calore umano che, a ben vedere non riceviamo spesso durante la giornata. Significative del bisogno di contatto da parte degli esseri umani e animali sono le esperienze di deprivazione sensoriale, soprattutto in tenera età, che hanno dimostrato che una forte privazione di contatto fisico nei bambini porta negli stessi gravi scompensi psicologici e relazionali da adulti; la scienza dimostra poi che gli abbracci producono la secrezione di ossitocina il così detto ormone del benessere.
L’esperienza del trattamento di Teresa
Tornando all’esperienza dei massaggio armonico, ho iniziato un percorso con una donna di nome Teresa che ha iniziato il trattamento lamentando dei forti mal di testa con forti dolori alle spalle; tale condizione non le permetteva di dormire la notte compromettendo fortemente la sua qualità di vita. Il quadro generale di questa persona metteva in evidenza la sua incapacità di staccare dai pensieri e dalle pianificazioni quotidiane, e pur essendo una persona molto determinata e concreta (segno Capricorno) aveva un approccio “ansiogeno” ai fatti della vita. Si riscontrava all’inizio anche una forte attivazione del sistema nervoso autonomo che si manifestava con una forte sudorazione dei piedi. Il colloquio con la donna evidenziava anche un senso di disagio per ciò che il suo corpo manifestava involontariamente (la sudorazione) e quindi ho cercato, per quanto possibile, di aprire alla possibilità di non giudicarsi ma di vedersi con un occhio più compassionevole. I successivi trattamenti eseguiti con i protocolli dei tre centri, della stella e del diaframma hanno permesso di destrutturare in parte le forti reazioni del sistema nervoso autonomo, e la sudorazione ai piedi, che la donna riteneva una sua caratteristica di sempre, era quasi scomparsa. Nella mia piccola esperienza ho capito come sia importante far rilevare alle persone i cambiamenti che le riguardano in quanto mediamente il livello di sentire e di sentirsi e piuttosto basso e le campane tibetane sono un ottimo veicolo per l’ascolto di se durante la sessione di lavoro o successivamente nel mondo dei sogni. Una piccola svolta nel trattamento di Teresa l’ho avuta quando ho applicato il protocollo della “Libertà dei pesci” con un preliminare trattamento rilassante mediante un massaggio alla schiena e agli arti inferiori come suggerito dal nostro maestro. La donna dopo il trattamento ha dichiarato di essersi sentita molto rilassata e io stesso ho potuto riscontrare dei forti movimenti involontari del corpo a suffragio delle sensazioni dichiarate dalla ricevente. Il fatto che mi ha poi sorpreso e che la donna pur avendo manifestato con altri perplessità in ordine all’efficacia del trattamento, con me ha dichiarato di essere dispiaciuta di aver perso alcuni appuntamenti (per motivi di lavoro) e di voler continuare il percorso.
Le campane tibetane uno strumento che altera la percezione dello spazio e del tempo
Un altro aspetto profondamente radicato nel nostro vissuto quotidiano e quello di percepirsi come entità monolitiche in cui i confini di spazio e tempo sono nettamente determinati con la dimensione del tempo che ci appare rigidamente lineare, mentre quella di spazio pare essere confinata alle dimensioni fisiche del nostro corpo. Con la teoria della relatività Einstein scardinò questo assioma della fisica classica dimostrando la distorsione di tempo e di spazio a velocità prossime alla luce mentre dobbiamo al filosofo Henri Bergson il concetto di “un tempo della coscienza” completamente diverso dal tempo lineare della fisica classica che interpreta gli eventi come una concatenazione di fotogrammi di un film. L’esperienza con le campane tibetane ha “drammaticamente” evidenziato quanto sopra detto con riferimento alle percezioni nello stato di veglia. A questo proposito riporto due mie esperienze personali. Dopo un trattamento effettuato a un conoscente in cui ho applicato il metodo dei tre centri mi sono recato in un supermercato per fare la spesa e sull’onda delle vibrazioni delle campane tibetane percepivo le cose e le persone come se procedessero a una velocità enorme rispetto alla mia, ed era come se il tempo si fosse fermato. Probabilmente per effetto di risonanza le mie onde celebrali erano andate in stato alfa e in questo stato di coscienza percepivo la realtà in modo diverso, appunto più veloce. Un altro episodio mi è capitato dopo il secondo seminario a Montegrotto e questa volta ha riguardato l’aspetto dello spazio; in particolare percepivo il mio corpo come vuoto rimanendo invece saldamente in contatto con la terra e percependo uno sconfinato spazio sopra di me. Nei laboratori altre persone hanno avuto queste esperienze percependo in particolare che gli arti si allungavano o al contrario che in alcune parti vi erano delle compressioni e nel caso di una persona da me trattata di nome Alessandro dopo il trattamento della “Stella” egli dichiarava di percepire le proprie braccia staccate dal corpo. Quanto riportato sopra mette in evidenza uno dei postulati della fisica quantistica e cioè che la realtà è prodotta dall’osservatore e un’alterazione dello stesso (a causa dei movimenti energetici messi in moto dai nostri strumenti) cambia di fatto la realtà percepita.
L’operatore, la sua intenzione è determinante durante il trattamento
Un ultimo aspetto che voglio mettere in evidenza con riferimento al lavoro sull’inconscio con le campane tibetane riguarda invece il punto di vista dell’operatore. Durante il lavoro con le campane, riscontriamo che la persona trattata spesso cade in stati alterati della coscienza dovuti al’abbassamento delle frequenze celebrali nello stato alfa (8-13,9 hz) o theta (4-7,9 hz). In queste condizioni è possibile facilmente accedere alla mente inconscia e infatti esistono molte tecniche che permettono di riprogrammare le credenze inconsce mediante la trasmissione cosciente di messaggi di tipo positivo riguardanti la vita del soggetto. E’ chiaro come in questi contesti di notevole vulnerabilità del ricevente l’intenzione benevola e la presenza mentale dell’operatore sia fondamentale e che qualora quest’ultimo per motivi contingenti non sia in buone condizioni fisiche/mentali debba quanto meno astenersi dal praticare il massaggio armonico. A livello intuitivo spesso ho potuto riscontrare che dopo l’inizio del massaggio armonico si crea un campo sonoro/vibrazionale che armonizza sia l’operatore che il ricevente e in questo contesto è possibile attraverso visualizzazioni o semplici pensieri di cura amplificare attraverso l’intenzione l’effetto armonizzante del suono. Non è infrequente che le persone, soprattutto quelle più sensibili, riferiscano, dopo il trattamento di avere percepito al livello sottile questa intenzione dell’operatore. Concludendo questa mia tesi posso dire che nella mia esperienza ho potuto riscontrare che le campane tibetane sono ottimi strumenti per la conoscenza di se, e come si è detto durante i seminari, sono anche degli acceleratori di consapevolezza. Su questo ultimo punto l’operatore può essere veramente d’aiuto al ricevente nel senso che avendo sperimentato su di se questi meravigliosi strumenti può aiutare l’altro a comprendere le trasformazioni energetiche che hanno luogo nel corpo/mente del cliente aiutandolo a superare una illusoria visione statica del nostro “apparecchio”. Tenendo sempre a mente che ogni persona è unica, l’operatore le si accosterà con discrezione cercando di proporre eventualmente un percorso di auto-conoscenza che potrà essere supportato da altre figure professionali (psicologi, medici ecc.).
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