La vita che canta
(seconda parte)
La rinascita
RI-NASCITA. Questa parola, che conclude l’articolo del Magazine n° 15, apre la strada a un nuovo inizio, una prosecuzione naturale di indagine sul nostro legame profondo con l’acqua, la pelle, i suoni. Il corpo, microcosmo simile alla Terra, è composto di liquidi al 70%. Paragonabile all’intera superficie terrestre, fatta di mari nella stessa percentuale, ci riconsegna alla nostra genesi acquatica, ricordandoci che tutti gli organismi provengono da una cellula che ha origini marine. Entrare in acqua è come rientrare nell’utero cosmico per nutrirsi, curarsi, riarmonizzarsi. L’acqua che è dentro e fuori di noi, è la nostra prima maestra di danza! Attraverso il tatto, il primo dei sensi per Aristotele, la pelle incontra la vita e nutre il mondo interiore. È come un archivio intimo, separa e mette in contatto. È l’organo più esteso e luogo della comunicazione; è quello che siamo e accesso immediato al mondo: difende e apre all’altro. La pelle sfiorata dall’acqua e nutrita dalle vibrazioni delle campane, trasporta il corpo intero verso il ricordo fetale.
Testimonianze
Quello che vi è di più profondo nell’uomo è la pelle. (Paul Valery)
La similitudine delle testimonianze di Augusta e Rosanna, indirizzano la ricerca verso il periodo pre-natale, uno stato che, attraverso l’elemento acqua, le vibrazioni e il suono delle campa- ne tibetane, avvicina l’ascolto al primo suono che ha colpito il nostro orecchio: il rumore del “mare uterino”.
Nello strano universo della percezione fetale, il cui inizio avviene già prima dei 4 mesi della vita gestazionale, rimane scolpito dentro di noi il ricordo sensoriale e acustico di quel periodo. Sorprende notare come attraverso un trattamento in acqua con le campane, si possa rievocare parte di quel vissuto, un ritorno alla pre-nascita del quale, normalmente, non abbiamo memoria. È proprio durante i 9 mesi della vita intrauterina, che il bambino immagazzina la maggior parte delle esperienze che lo aiuteranno a organizzare le sue future capacità sensoriali: il suo percorso esistenziale sarà condizionato da questo.
Alfred Tomatis
Nell’approfondire l’argomento, automaticamente il pensiero va al medico e ricercatore che ha fatto di questo “universo”, un pilastro importante della sua esistenza: Alfred Tomatis. Le sue ricerche pionieristiche sono state indirizzate all’ascolto, compreso quello primordiale all’interno della cavità uterina. Considerando questo periodo fondamentale per stabilire i rapporti di relazione, soprattutto verbale, con gli altri, Tomatis si è occupato di soggetti, compresi i bambini, con seri disturbi di comunicazione. Attraverso esperimenti e ricerche sull’acustica pre-natale, è riuscito a costruire in laboratorio un apparecchio che riproduce lo stesso ambiente sonoro del ventre materno: l’orecchio elettronico. Questo strumento, un simulatore uditivo capace di funzionare in maniera simile all’orecchio umano, è collegato a una fonte sonora ben definita e, per mezzo di una cuffia e un vibratore, mette il soggetto nella condizione di percepire il suono, sviluppando in lui un processo di apertura all’ascolto totalmente diverso dal semplice sentire.
Chi è sottoposto a questo trattamento non solo sente e si sente, ma ascolta e si ascolta. A. Tomatis
In questo modo si riattiva la memoria più arcaica, sia quella fetale ma soprattutto quella embrionale che, nel grembo stesso della cavità uterina, partecipa attivamente alla costruzione di tutto l’apparato nervoso preposto all’ascolto e, attraverso questo, alla funzione della parola.
Il feto
Il feto percepisce attraverso il liquido amniotico, e quel sentire in acqua con le campane tibetane, permette di fare un salto temporale riportandoci alla memoria uterina. In quell’ambito l’effetto di risonanza di un’attitudine innata, vibra al suono della voce materna che parla. E proprio su questo suono si instaura una struttura relazionale di comunicazione, un fondamento concepito sotto il suo aspetto di maternage: essere in due in un unico corpo. È possibile trovare una somiglianza tra la concavità di una campana e una pancia in gravidanza? Credo di si, entrambe accolgono un universo di suoni, vibrazioni ed emozioni che si propagano all’infinito, ascoltandosi.
Perché l’ascolto è una facoltà di alto livello ed è tutt’altra cosa che sentire e avere buon udito. Solo pochi eletti possono percepirla in modo tangibile e, sebbene tutti siamo destinati a beneficiarne, pochi riescono ad acquisirla. Ascoltare è un atto volontario che apre all’essere umano l’orizzonte verso il tutto, il prossimo e se stesso. È la chiave che permette di intrattenere un rapporto allargato con quell’infinito del quale come particella facciamo parte. In questo modo si affina il livello di percezione e si scopre quello che è il mondo in ogni sua manifestazione: la vita.
Conclusione
Ho cercato, a grandi linee, di sintetizzare il sapere di A.Tomatis, riportando sprazzi dei suoi pensieri. E’ stato per me un interessante viaggio d’esplorazione. Ha stimolato il mio spazio immaginativo alla ricerca di possibili parallelismi tra un trattamento con l’ Orecchio Elettronico e uno effettuato in acqua con le campane tibetane. Esistono dei punti di unione riguardanti la fluidità del mezzo liquido, il cui effetto percettivo aiuta a raggiungere più facilmente la modalità di ascolto; i suoni filtrati, che risvegliano risposte sensitivo-motorie legate all’epoca della vita intrauterina; la voce come richiamo alla madre.
Collegamenti possibili, similitudini, ma fondamentalmente, la ricchezza di questa esperienza sta nel trattamento stesso: l’acqua e un’ orchestra di sole due campane può parzialmente ridare una memoria dei momenti in cui ci siamo legati alla vita… e al suo canto.
Nel Magazine n° 16
Questo articolo si trova nel Magazine n° 16, dal quale chi vuole lo può scaricare gratuitamente in PDF.
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