“LA VITA CHE CANTA”
Trattamento combinato in acqua, con le campane tibetane. (prima parte)
La vita…
Per il mio compleanno ho deciso di farmi un regalo: offrire simultaneamente a due mie amiche, un trattamento in acqua. Questa chance si è potuta concretizzare grazie alla presenza di un’altra amica, Gabriella, fisioterapista e operatore in massaggio sonoro con le campane tibetane.
Il dono
Il dono ha toccato un po’ tutti, anche la piscina fuori terra, regalo di mio figlio, che ci ha accolto nella sua inaugurazione. È situata all’interno del giardino, occupa un discreto spazio contornato da vegetazione e, oltre a servire nella calura estiva per un bagno immediato, è stata posizionata proprio per essere utilizzata nei trattamenti in acqua. Un’ acqua che ha una particolarità apprezzabile, la salinità che, se non proprio specificatamente marina, gli si avvicina molto e contribuisce, per la presenza dei sali in essa disciolti, a un aumento dell’effetto antigravitazionale favorendo il galleggiamento. Questo insieme di condizioni interne ed esterne alla vasca, lasciano spazio a una combinazione di benefici includendo, nell’esperienza vibrazionale con le campane tibetane, la talasso e l’elioterapia. Gabriella e io per procedere al tratta- mento, abbiamo preparato un modello verbale indicativo sul quale basare i vari passaggi. Tra noi esisteva già un intesa di fondo sperimentata in un esperienza effettuata su una donna (Augusta). Eravamo emozionate ma al tempo stesso fiduciose del buon esito dell’esperimento. Una prima volta per tutte e due, nonostante lei abbia molta più pratica nel campo della riabilitazione, e, anche in acqua, sa muoversi con estrema consapevolezza. La sua conoscenza nell’ambito delle campane e nel lavoro sulla voce, che lei riesce a comunicare con amorosa dolcezza, mi ha permesso di allontanare dubbi e incertezze.
Il contatto
Per entrare in contatto con la persona da trattare avevamo inserito un preliminare da ripetere anche alla conclusione dell’esperienza: il maternage, traducibile con “attaccamento genitoriale riferibile a una filosofia che propone metodi rivolti a promuovere il legame del genitore e del bambino, non solo attraverso la massima empatia e reattività del papà e/o mamma, ma anche tramite la vicinanza e i contatti fisici”. Avevamo ognuna la sua protetta da accudire e, in una fase del trattamento, pensavamo di legarle, sovrapponendo le loro mani, per potervi suonare la campana. Non avevamo parlato di vocalizzazioni, di schemi da seguire, in fondo era tutto da provare: due campane, una tavola di supporto, la nostra intenzione al regalo, avrebbero completato l’esperienza. “L’atto di donare qualcosa all’altro è tra le espressioni più belle della comunicazione e un’espressione della psicologia umana. Come gesto autentico regalare, assume un significato emotivo profondo che riflette il nostro stato d’animo e il nostro affetto per l’altra persona”.
Gabriella
Ho accettato con entusiasmo la proposta di Anna. La conoscenza con le persone destinatarie del trattamento, per me era superficiale. Abbiamo progettato il lavoro in modo da creare una forma circolare intorno e con le due donne. Condividendo lo stesso spazio-elemento, come l’acqua, ho sentito un diverso coinvolgimento, un adeguarsi ai suoi tempi di fluidità ma anche di rallentamento. La mia esperienza di fisioterapista in piscina con finalità riabilitative, mi ha permesso di accompagnare con delicatezza Augusta a me affidata. Prima di lasciarla ai galleggianti, ho cercato di evocare in lei il piacere di abbandonarsi al sostegno di un’altra persona. Parlandole dolcemente e richiamando la sua attenzione sul respiro, ho atteso il momento adatto per farla galleggiare da sola e ho preso la campana. Nell’esperienza del trattamento in tandem, ho percepito un’ottima sintonia con Anna nei tempi, nei suoni, in modo spontaneo e naturale. Alla fine del bagno sonoro tolti i galleggianti, abbiamo accompagnato al “risveglio” Rosanna e Augusta, che ho accolto, in posizione fetale, tra le mie braccia. Mantenendola sulla superficie dell’acqua, la facevo dondolare dx-sn “cullandola”. In quel frangente ho sentito il mio cuore, a contatto con lei, battere con forza nel petto: ho creduto che potesse sentirlo! È stato un momento di unione profonda che avrei voluto completare con le vocalizzazioni e nello stesso istante, Anna, con un cenno del capo, mi ha invitato a farlo: intesa perfetta! Come spesso mi succede dopo un rilassamento, la voce mi è uscita con un’intonazione bassa. Usando due, tre note si è formata una nenia, ripetuta più volte, dal sapore tenero e rassicurante. L’armonia che ho sentito nelle vocalizzazioni di Anna, mi ha aiutato ad accettare il mio suono un po’ vibrante per l’emozione. Infine ho cominciato a chiamare Augusta con intonazioni diverse dal giocoso al gioioso. Poi un lungo silenzio! Accompagnando il suo movimento l’ho aiutata a ritrovare la posizione in piedi.
Augusta
La posizione ottenuta mi garantiva un ottimo galleggiamento, nonché una sensazione di piacevole rilassamento. Cerco di descrivere alcune impressioni provate durante la terapia. Una sicuramente grossa campana tibetana faceva vibrare l’acqua intorno alla mia testa. Mi sentivo rilassata con le braccia scostate dal corpo, quasi aperte. Mi sembrava di essere sospesa in aria. Tenevo gli occhi chiusi. La sensazione trasmessa dalle vibrazioni era molto forte. A un certo punto ho aperto gli occhi per un breve momento e ho visto il cielo azzurro attraversato da cumuli bianchi. Mi sentivo fluttuare nell’aria e ho pensato che questa doveva es- sere la sensazione che avrei provato al momento del trapasso, quando la mia entità avrebbe lasciato il corpo fisico. Mi libravo nell’aria senza peso, la mente libera da pensieri e ansie, senza legami dalle cose terrene. Ero leggera, quasi felice e veleggiavo. La terapia è continuata con il posizionamento della campana sulle varie parti del corpo. Ricordo bene l’istante in cui è stata appoggiata nella zona palmare della mano sinistra. Sotto di essa sentivo il contatto di un palmo, credevo fosse quello della terapista ma, al termine della seduta, cessate le vibrazioni e tolta la campana, mi è stato detto che la mia mano cercava di tornare al contatto dell’altra, quella della persona che era in trattamento insieme a me. Un altro momento che ricordo con piacere è stato quando, tolti i sostegni galleggianti, il mio corpo, raccolto in posizione fetale tra le braccia della terapista, era a contatto col suo ventre. A un certo punto lei cantava una leggera melodia simile a una ninna-nanna. La percepivo filtrata dall’acqua in cui erano immerse le orecchie. Ho sentito sussurrare il mio nome. Una sensazione che mi ha fatto sentire nel ventre di mia madre prima della nascita. Nascita e morte, due momenti che si sono fissati nella mente insieme al benessere fisico di pace, di equilibrio e di distacco dalle ansie quotidiane.
Anna
Mi sono occupata del trattamento alla mia amica Rosanna che sta attraversando un periodo di dolore affettivo. Era timorosa nell’accettare questa combinazione a quattro, soprattutto voleva evitare che il lasciarsi andare, potesse comportare un’esplosione emotiva. Con la scusa del regalo di compleanno sono riuscita a convincerla e mi sono dedicata a lei con grande amorevolezza. Aveva difficoltà a rilassarsi e persino nella fase di maternage ha avuto una leggera, ma fastidiosa nausea che non l’ha lascia- ta neanche al termine dell’esperienza. L’ho seguita nelle fasi di galleggiamento, alternandole la campana in acqua, sul corpo, intorno alla sua aura. Anche se ero di spalle sentivo la presenza sonora di Gabriella. Le nostre campane, in sintonia, si accordavano spontaneamente. L’acqua grazie al sole, era calda in superficie e fresca sulle nostre gambe. Ci si muoveva all’unisono ognuna con la sua creatura da accudire. Il corpo, quasi sospeso sull’acqua, si spostava verso i bordi della piscina ma bastava un impercettibile tocco per guidarlo senza intralciare la danza del respiro. Notavo che Rosanna man mano mollava le resistenze, galleggiava senza controllo, il volto si distendeva. In questo lento movimento i corpi, quasi attratti l’uno dall’altro, si sono posizionati in modo da avere tutti e due la mano sinistra a contatto. Approfittando del momento ho sostenuto le mani nell’acqua sovrapponendole, ho adagiato la campana e ho suonato. L’immagine era armoniosa, i corpi aperti al galleggiamento, uniti dall’estremità in un disegno immaginario circolare: YIN-YANG. La voce si è inserita nel giusto momento del loro distacco e per me e Gabriel- la è stato il punto d’incontro vocale di tutto ciò che stavamo vivendo. Dopo il maternage, nella fase di risveglio, la mia gioia si è espressa con un bacio affettuoso alla mia amica Rosanna.
Rosanna (la sera del trattamento)
Adesso, ancora di più, sto metabolizzando l’esito delle campane in acqua. Chissà perché mi portano a parlare con la mia mamma che non c’è più. Mi sono trovata a immaginare di essere ancora nel suo ventre e galleggiare nel liquido amniotico che mi sorreggeva e mi dava un senso di sicurezza, di estasi unica. Le vibrazioni mi facevano avvertire la nostra unione dove tutto ciò che sentiva lei si ripercuoteva dentro e insieme percepivamo. Un galleggiamento morbido, una musica a volte lontana, a volte più vicina che ti entra in ogni parte del corpo. Poi un canto emozionante, un bacio e ti sembra di rinascere. Non so se è stato così, nessuno lo saprà mai, ma la sensazione è quella che ti fa pensare alla….RI-NASCITA.
Nel Magazine n° 15
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