L’ascolto e l’operatore olistico
Un professionista del benessere
L’operatore olistico è un professionista del benessere che, attraverso un approccio globale fondato sull’ascolto e la “lettura” dei messaggi non verbali della persona che ha di fronte, aiuta a ritrovare l’armonia stimolando un naturale processo di trasformazione e crescita della consapevolezza di sé. La sessione di massaggio sonoro con le campane tibetane è fondamentalmente un incontro tra due persone che si mettono in ascolto, l’una di se stessa, l’altra del prossimo. L’ascolto costituisce un ingrediente imprescindibile per una buona comunicazione tra gli esseri umani. Esso è la qualità principale di ogni colloquio, compreso quello tra operatore olistico e cliente. Può sembrare paradossale, ma proprio nell’epoca della comunicazione globale e della connessione virtuale continua, le persone non hanno mai fatto così tanta fatica a capirsi fra loro. A causa di una sempre più diffusa cultura della prestazione e della sfida, per la quale ogni scambio comunicativo è una sorta di occasione per mostrare i propri “muscoli mentali”, nei rapporti interpersonali finiamo spesso per affermare i nostri pregiudizi, invece di conoscere, capire e favorire il vero ben-essere dell’interlocutore.
L’ascolto è un arte
“Parlare è una necessità, ascoltare è un’arte”, diceva Goethe; ma è un’arte oggi un pò dimenticata perché, pur trattata già nell’antichità da eminenti filosofi e pensatori, si è persa nei secoli come superflua in un mondo come il nostro, che mira alla concretezza e ai risultati rapidi. Plutarco, nella sua famosa opera “L”arte di ascoltare”, dedicata al giovane Nicandro in occasione del suo ingresso nell’età virile, si rivolge ai giovani perché sappiano maturare senza cedere al disordine delle emozioni, invitandoli alla pacatezza e alla riflessione. Il grande filosofo greco mette in guardia contro le belle parole vuote, contro i discorsi apparentemente affascinanti ma privi di sostanza, usati per abbindolare gli ingenui e coloro, appunto, che non sanno ascoltare: “Messi dunque da parte l’ambizione e il piacere dell’udire, dobbiamo ascoltare chi parla con animo pacato e ben disposto, come se fossimo stati invitati ad un banchetto sacro o alla cerimonia iniziale di un rito religioso”. E conclude: “La natura ha dato a ciascuno di noi due orecchie ma una sola lingua perché dobbiamo ascoltare il doppio di quanto parliamo…..”!
Una situazione magica
Quando ci troviamo in compagnia di una persona che ci sa realmente ascoltare, ci troviamo nella condizione di apprezzare davvero questa situazione senza nemmeno comprenderne pienamente la ragione. È davvero una situazione “magica” quando si riesce a raccontare all’altro ciò che sta racchiuso nel nostro cuore, senza nessuna difficoltà e paura di essere giudicati, contando sul silenzio e sulla sua capacità di ascoltarci, senza che emergano ostilità o domande inquisitorie. In effetti, questa dovrebbe essere la regola e non l’eccezione, ma purtroppo questo tipo di comunicazione è difficile da riscontrare nella nostra società e gli individui in grado di praticarla sono davvero pochi. In particolare sono proprio coloro che si occupano del ben-essere dell’altro, e tra questi gli operatori olistici, che dovrebbero meglio sviluppare questo tipo di abilità. Per fare ciò serve un percorso interiore ed esteriore: analizzare il rumore che abbiamo dentro e comprenderlo, perché il rumore interno ci costringe ad urlare più forte rendendoci sordi alle voci che giungono al nostro udito. Ma non s’impara ad ascoltare di punto in bianco; è necessario prima zittire il nostro caos e l’eccessivo dialogo interno, trovare il silenzio nel nostro profondo, ascoltare quindi noi stessi, per essere in grado di ascoltare davvero chi abbiamo di fronte.
L’ascolto della buona musica
Per imparare ad ascoltare noi stessi e le nostre emozioni, un suggerimento può essere quello di ascoltare spesso della buona musica, perché, come sostiene il grande maestro Claudio Abbado: “È la musica che insegna ad ascoltare: se si ascolta, s’impara”. A questo proposito, anche Daniel Levy, uno dei più valenti pianisti del nostro tempo, utilizza la parola “eufonia” per indicare un suono bello e benefico, spiegando: “Nulla di più sbagliato pensare che ascoltare sia cosa inutile. È raro che la capacità d’ascoltare sia innata. Al contra- rio, l’ascolto s’impara e si perfeziona col tempo. Impariamo a leggere, a scrivere, a parlare, ma nessuna materia ci insegna ad ascoltare. Con l’udito abbiamo sempre avuto tutti l’impressione che non fosse necessario fare alcunché, che non fosse indispensabile svilupparlo, mentre è questo un senso fondamentale, non solo per i musicisti, che lo devono educare e sviluppare, ma per tutti gli esseri umani. La musica aiuta prima di tutto ad avere un bagaglio diverso: estetico, culturale ed anche energetico, sia da un punto di vista mentale che emotivo. Una specie di forte energia che serve a vedere nitidamente, ascoltare più attentamente e a prendere delle decisioni con maggiore lucidità. Ascoltare vuol dire, prima di tutto, mettersi nei panni degli altri. Capire le cose dal loro punto di vista. Ma si tratta anche di percepire ciò che forse un’altra persona non aveva intenzione di dirci, ma involontariamente trasmette con il suo stile, il suo comportamento, il suo modo di esprimersi, la postura fisica e anche con il tono di voce. Saper ben ascoltare può portare ad aprire la mente a nuove idee, a nuove soluzioni, ad arricchire la persona. ”
L’ascolto attivo
Quando siamo impegnati in una conversazione con un’altra persona, cosa fa generalmente la maggior parte di noi mentre l’interlocutore parla? Se fossimo onesti, dovremmo ammettere che di solito pensiamo a come risponderemo. Pochissimi di noi sono pienamente coinvolti e ascoltano attentamente il messaggio dell’altra persona. Ciò può essere causato da pensieri che occupano la nostra mente, dal fatto che abbiamo pregiudizi o da altri fattori che possono distrarci. Gli psicologi americani Carl Rogers e Richard Farson hanno coniato il termine “ascolto attivo” nel 1957. Dissero che l’ascolto attivo è un modo importante per provocare cambiamenti nelle persone. Le persone che ascoltano attivamente sono più aperte a nuove esperienze, sono meno difensive e hanno un atteggiamento più democratico. L’ascolto attivo è un’abilità che richiede tempo e pazienza per svilupparsi correttamente. Richiede all’ascoltatore di concentrarsi completamente su ciò che l’altro sta dicendo, senza lasciarsi distrarre. È comune che gli ascoltatori siano tentati di voler riempire un silenzio ponendo subito domande, esprimendo la propria opinione o condividendo un’esperienza simile. Molte persone hanno anche la tendenza a dare consigli prima di lasciare che l’altra persona finisca. Oltre a queste barriere all’ascolto, la distrazione è il principale colpevole che a volte rende difficile ascoltare attivamente.
L’ideogramma ascoltare
Avere efficaci capacità di ascolto significa essere in grado di mostrare interesse per l’argomento discusso e comprendere le informazioni fornite. Nella società di oggi, la capacità di comunicare in modo efficace sta diventando sempre più importante. Sebbene la capacità di parlare in modo efficace sia un’abilità molto ricercata, lo sviluppo di competenze di ascolto efficaci spesso non vengono tenute nella giusta considerazione. Tuttavia, la pratica può essere d’aiuto e l’ascolto attivo è sicuramente un’abilità che può essere appresa.
L’ideogramma cinese per “ascoltare” cattura in pieno l’essenza dell’ascolto attivo.
La parte in alto a sinistra del simbolo rappresenta l’orecchio. Usiamo l’orecchio per ascoltare le parole del relatore. La parte in basso a sinistra del simbolo è per “re” o “dominante”, indicando che ascoltare le parole attraverso il nostro orecchio è la parte più importante del processo di ascolto. Nella parte in alto a destra del simbolo, vediamo la mente. Le nostre menti ci aiutano a capire le parole del relatore e il messaggio che contengono. Sotto quello c’è l’occhio. I nostri occhi ci permettono di vedere tutti i messaggi non verbali che l’oratore potrebbe inviare. Nella parte in basso a destra c’è il cuore, e sopra quello, la linea quasi orizzontale si traduce in “uno” o “per diventare di uno”. Questo ci dice che se ascoltiamo in questo modo, con le nostre orecchie, mente, occhi e cuore, possiamo diventare di un solo cuore con l’interlocutore.
Il mondo olistico
Nel mondo olistico l’operatore che si vuole approcciare in maniera efficace al suo cliente deve ascoltare certamente con le orecchie, ma anche con tutto il corpo: il processo di fiducia tra operatore e chi si rivolge a lui inizia al primo contatto visivo, nel primo momento in cui ci si guarda negli occhi. Non è solo lo spazio in cui si opera ad essere importante, ma anche il modo nel quale si riescono a gestire parole e silenzi. Imparare le varie tecniche del massaggio sonoro® con le campane tibetane è il primo fondamentale passo, ma poi è l’empatia, la capacità di mettersi nei panni dell’altro e di saper ascoltare i suoi bisogni, anche quelli non espressi verbalmente, a renderci dei bravi operatori.
Nel Magazine n° 8
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