Performance e Quadri Musicali
Da circa un anno abbiamo ufficializzato “La compagnia del Carro” come piccolo gruppo di amici che con vari strumenti musicali da vita a performance musicali e vibrazionali, condivise con un pubblico che si avvicina con interesse e partecipazione. Le performance, proprio per come le abbiamo pensate, non sono mai uguali a se stesse sia per sonorità, per strumenti usati e dunque anche per la struttura sonora che di volta in volta viene a crearsi.
Quadri Musicali
Uno degli intenti di questi incontri è creare un’ambiente sonoro in cui ogni partecipante ha la possibilità di entrarvi e ricevere, ricercare un contatto altro: che sia con se stesso, con una guida, con realtà multidimensionali, con il proprio mondo emozionale, con immagini o storie significative…Cerchiamo di creare per così dire dei “quadri musicali” tanti quanti sono gli strumenti, e nei passaggi da un quadro all’altro è previsto il silenzio, che ha il preciso compito di resettare la mente e il corpo per prepararli al successivo stimolo/informazione.
Le campane per una carezza sonora
Gli strumenti portanti delle performance, che uniscono tutti noi suonatori, sono naturalmente le campane tibetane. Sono le regine dei nostri incontri, strumenti polifonici in grado di creare ricche sonorità armoniche e coerenti, che attraverso la loro vibrazione meccanica, arricchiscono anche il sentire propriocettivo di chi riceve, vanno a creare una vera e propria “carezza sonora”.
La shruti box
Ognuno di noi ha oltre le campane, uno o più strumenti con cui accompagna questi momenti. Il mio strumento principale è una shruti box. Può essere usata con facilità, non è una “prima donna”, piuttosto funge da accompagnamento, da sostegno ad altri strumenti o al canto. Senza scomodare gli psicologi, posso senz’altro riconoscere che questo strumento mi si addice. Anche nel lavoro “ufficiale” sono una figura che sostiene la persona nel recupero di abilità motorie ed emotive. Ampliando la visione, direi che è una capacità, fra le tante che appartengono a noi esseri umani, che fa parte del mio bagaglio per il viaggio in questa vita. Un po’ di storia della shruti: la famiglia di appartenenza sembra essere quella dell’armonica, fisarmonica e dell’armonium. Ancor prima, le origini della shruti possono essere fatte risalire allo SHENG, un antico strumento a fiato cinese, costruito con piccole canne di bambù. Queste ance libere avrebbero influenzato la famiglia dell’armonium. È interessante anche seguire il viaggio di quest’ultimo che iniziò tanto tempo fa…Sembrerebbe nascere a Parigi nel 1842. Ebbe grande successo come strumento nelle piccole chiese, in sostituzione degli organi a canne. Si svilupparono diverse versioni, fino a renderlo più leggero e portatile. Fu così che raggiunse l’India (sembra portato dai missionari nel XIX secolo) dove fu adottato e perfezionato per adeguarsi alla musica locale. Di trasformazione in trasformazione, si arrivò a creare un nuovo strumento, il SURPETI o SCATOLA SHRUTI o SHRUTI BOX.
Il viaggio di andata e ritorno
Il viaggio di andata che ha visto queste trasformazioni, ha previsto anche quello di ritorno! Si dice infatti che intorno agli anni sessanta del secolo passato, i viaggiatori in India riportarono la shruti in Occidente. Come anche per le nostre sessioni, viene utilizzata essenzialmente nella sua funzione di BORDONE, cioè l’esecuzione, l’emissione generalmente di una nota fissa, che accompagna e sostiene ad esempio il suono e le meravigliose melodie del flauto indiano (BANSURI), suonato da Vincenzo; in altri casi il suo suono accompagna le vocalizzazioni fatte da tutti noi in alcuni momenti della performance. Il suo tappeto sonoro, per esperienza personale e per i momenti condivisi con chi ascolta, con la sua semplicità e ripetitività, aiuta a quietare e concentrare la mente, armonizzare le emozioni. Inoltre con i suoi suoni dolci e decisi apre il cuore. Ha molta affinità e vicinanza con la voce, una voce che ti accoglie, ti abbraccia, che avvolge.
Il canto dei mantra e le performance musicali
Può sostenere infatti il canto dei mantra, il canto armonico o semplicemente un canto libero. Torniamo ai nostri incontri musicali. Al termine della performance, in genere come accennavo prima, lasciamo uno spazio per la condivisione dei vissuti. È bene sottolineare che sia i suonatori che i riceventi fanno parte della stessa “bolla sonora” e il successivo racconto (per chi vuole), aumenta ancora di più l’unione fra tutti. Vissuti di rilassatezza, leggerezza, gioia, introspezione, commozione, o altre emozioni che richiedono elaborazione, attenzione e che nel cerchio creato da tutti, possono trovare il corretto significato. Durante la performance infatti, proprio per la varietà degli strumenti, ci si può incontrare con dei suoni che vanno a “toccare” e sollecitare alcuni vissuti che abbiamo relegato nel subconscio ad esempio, e che precise sonorità richiamano alla consapevolezza. D’altra parte, se consideriamo la realtà divisa in un 5% che abitualmente esperiamo con i nostri 5 sensi (la parte della materia) e il 95% rappresentata dalla nostra parte inconscia, le vibrazioni sonore è molto più probabile che ci proiettino proprio in questo luogo.
La libertà dai sensi di colpa
Alcuni ricercatori sostengono che questo è il luogo della non separazione, dell’unione dunque. È il campo dell’eterno “ora”, dove non esiste passato ne futuro. Questo può significare accedere alla libertà dai sensi di colpa, per qualcosa ad esempio che pensiamo di aver sbagliato, e dal dubbio o dalla paura per il futuro sconosciuto. È considerato il “pensiero del cuore”, del sentimento, dell’intuizione, dell’unità, della nostra coscienza interiore, capace di risolvere tutti i nostri problemi, perché ha informazioni illimitate. È l’intelligenza universale, che possiamo attivare attraverso il nostro pensiero emanante vibrazioni armoniche. Questa è una precisa scelta di ognuno di noi, responsabile di se stesso e del proprio pensiero, di ciò che decide di pensare.
Il suono che risuona in noi
Torniamo ai nostri incontri sonori paragonati ad una mostra di quadri. È capitato a tutti di essere rapiti da un quadro fra i tanti. Anche nel nostro caso, si potrà avere uno strumento che ci suscita più interesse, che ci rapisce o ci scuote per esempio. Un suono può “risuonare” maggiormente con noi, con tutto il nostro essere. È un momento in cui indubbiamente aumentiamo la nostra consapevolezza. È auspicabile lasciarsi andare con disponibilità a tutto il percorso. Concludendo l’esperienza, ne assaporeremo a quel punto il suo valore, che è personale, unico e irripetibile. Ogni volta si fa un viaggio, tutti insieme ma ognuno il proprio. Condividendo le stesse sonorità, lo stesso sfondo musicale, ogni partecipante prende il proprio “tappeto volante” e si avventura nel suo cammino. La fisica nucleare ci dice che “la vera realtà non è costituita dalla materia, ma dalla vibrazione/energia”. L’energia non può essere distrutta ma solo trasformata. È senz’altro auspicabile la sua trasformazione quando è disarmonica e virare verso una vibrazione più armonica.
Tutto è vibrazione
Ovvero se tutto è vibrazione allora tutto è modificabile! Quando iniziamo a suonare i nostri strumenti, il suono raggiunge i presenti e attraverso il principio di risonanza, ogni persona (dal latino PER-SONARE cioè SUONO CHE PERVADE), ogni corpo, comincerà a vibrare fin nella sua componente cellulare. La cellula e ogni organo e tessuto infatti, è in grado di emettere e ricevere suoni e frequenze vibratorie. Le frequenze sonore, stimolano così le cellule ad emettere biofotoni (fenomeno di emissione di energia luminosa da parte dei tessuti viventi). Questi trasmettono informazioni essenziali per la regolazione della funzionalità cellulare. Producono un campo ondulatorio coerente all’interno delle cellule. Un campo coerente significa in altri termini salute: “i biofotoni ci permettono di armonizzare ciò che nel nostro corpo è ancora in disequilibrio, di ritrovare le vibrazioni dell’armonia dove esisteva il caos dell’inconsapevolezza”.
In armonia e consapevolezza
Le sonorità da noi create possono sostenere il processo di consapevolezza e il vissuto di unione con il Tutto. Osservo infatti con immenso piacere ed emozione, che da un po’ di tempo, abbiamo creato un gruppo di persone che oltre ad avere piacere di condividere del tempo insieme, sia esso creativo o costruttivo in senso lato, vive un affetto sincero che nutre e sostiene ognuno di noi. Il mio augurio è che questa unione prosegua nel tempo, crescendo in armonia e consapevolezza.
Il Magazine n° 13
Questo articolo è inserito nel nostro Magazine, come sempre si può scaricare free ⇒ in PDF
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.