Il massaggio sonoro
La recente diffusione del Massaggio Sonoro con le Campane Tibetane, e l’interesse che questo metodo sta suscitando non solo presso singole persone, ma anche in numerosi centri benessere, e anche presso un numero e una varietà sempre maggiore di professionisti della salute, anche a livello sanitario, porta a concentrare l’attenzione sul rapporto fra le campane, e le loro potenzialità quale agente terapeutico.
La musicoterapia
Chi scrive lavora nel campo della Musicoterapia da circa 25 anni, e ha sempre praticato, per formazione e per scelta, un forma di Musicoterapia attiva, intendendo con ciò una terapia condotta attraverso la produzione attiva di musica assieme ai pazienti; in questo l’intervento è diverso dalla cosiddetta Musicoterapia recettiva, in cui il terapeuta lavora sulle associazioni verbali e corporee ed emotive suscitate dall’ascolto di uno stimolo musicale.
La formazione
Di recente ho iniziato a introdurre, in modo graduale, in forma sperimentale e con spirito di ricerca, le campane tibetane nelle sedute di Musicoterapia con persone disabili, pazienti autistici e psichiatrici, e nei gruppi di formazione in Musicoterapia. Avendo sempre stimolato i pazienti alla produzione sonora, quando ho introdotto le campane, mi sono posto il problema se non stessi in realtà inibendo la libera espressione dei partecipanti, in quanto messi improvvisamente nella posizione di riceventi un messaggio che, seppure ricco e meraviglioso, le costringeva in una posizione di ascolto passivo. Ma poi le loro reazioni, le loro risposte vocali e corporee, e a volte la loro ricerca attiva delle campane, mi hanno portato a riconsiderare il rapporto fra Musicoterapia attiva e recettiva come rapporto fra im – pressione ed es – pressione, visti come processi che nelle due forme di intervento operano con modalità e funzioni diverse: la Musicoterapia attiva promuove una attivazione che mobilita dinamiche e processi che comportano manifestazioni esteriori e dirette all’interazione con l’ambiente; lo stimolo stesso è concepito per pro – vocare, e – durre, far es – primere.
Le campane tibetane
Usando le campane tibetane, seppure l’operatore è l’esclusiva sorgente sonora, egli propone però uno stimolo, invia un messaggio che, lavorando da dentro il corpo, attraverso una riarmonizzazione interna – secondo processi e dinamiche propri delle campane (risonanze, frequenze, vibrazioni, interazioni fra campi di vibrazioni e organi ecc.) provoca l’attivazione di una spontanea ri – sonanza con l’ambiente e il cosmo; in entrambi i casi comunque c’è una im – pressione dall’esterno, che mobilita e provoca effetti all’interno, per poi provocare una variazione nel modo di essere anche all’esterno. Le campane dissolvono in realtà il confine fra chi è attivo e chi riceve, realizzando uno spazio vibrazionale di intenzioni che si incontrano fruendo entrambi del medesimo principio curativo, e dando luogo ad una relazione orientata naturalmente al benessere e alla guarigione, poiché l’essere umano per sua propria natura sa cosa gli porta benessere e cosa no, e spontaneamente lo realizza – o si predispone a riceverlo , se non viene ostacolato. Le campane, con la loro tipica sonorità circolare, atemporale e ricca di armonici, sono in grado di connettere l’essere umano con il cosmo, agendo con dinamiche circolari, e operando un allineamento e un centramento progressivi, attraverso le vibrazioni e le risonanze che si stabiliscono con i diversi centri energetici dell’organismo, in unità di corpo e mente.
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