Che lavoro fai? Il musico-terapista. Wow che bello, la musica rilassa le persone…
La musicoterapia
Siamo nel 2013: se chiediamo in giro la musicoterapia è una disciplina abbastanza nota ma poco compresa. Il problema è principalmente culturale: per lo più, se si sa qualcosa sul suono e la musica in relazione all’essere umano è che questa ci rilassa.
Nel corpo è l’alfabeto del suono
Ciò è in parte vero, ma è come avere in mano un tassello del mosaico di Galla Placidia senza essere mai stati a Ravenna. Se ci accontentiamo di vedere in un unico tassello l’intero mosaico non possiamo arrivare a porci valide domande. Ad esempio: in che rapporto sono l’uomo e il suono? Fin dove abbiamo compreso la portata di tale relazione? Quanti tasselli conosciamo? Possiamo aiutarci unendo tutti i tasselli che abbiamo sin qui compreso?
Le onde sonore
Non c’è pretesa qui di rispondere in modo completo a domande che aprono la finestra su una porzione di universo così pregna di significati, ma qualcosa sin qui si è compreso: il suono è un veicolo atto al trasporto di informazioni nel corpo. Questo nostro corpo è, dal punto di vista biofisico biochimico biomeccanico e elettromagnetico, predisposto e organizzato per generare ricevere trasportare interpretare e convertire le onde sonore e le informazioni che surfano su di esse.
Ad oggi questo si è compreso anche se ciò nonostante abbiamo in mano solo qualche tassello in più e tuttavia siamo ancora ben lontani dall’agognata méta del Mausoleo di Ravenna.
In realtà, dobbiamo avere l’umiltà di dire che non abbiamo ancora compreso gran che sul grandissimo potenziale offerto dalla relazione costruttiva tra corpo e suono; potenziale dimostrato o suggerito da alcune sparute evidenze scientifiche (sparute rispetto all’infinita marea di ricerca scientifica mondiale dedita a altre tematiche).
Forse è più corretto dire che, nel caso in cui si sia compreso veramente qualcosa in più, la successiva interpretazione è stata terribilmente riduzionista. La parziale buona notizia è che col passare del tempo è aumentata la sensibilità di alcuni specialisti e la loro disponibilità a riconoscere l’importanza della musicoterapia nelle procedure cliniche e nella ricerca. Chi per coraggio e volontà di fare meglio, chi per strategia di marketing in periodo di crisi.
Questa evoluzione negli ambienti specialistici si deve sostanzialmente alla raggiunta consapevolezza che la musica è efficace nel superamento di problemi correlati a stress fisico, fisiologico, psicologico e emozionale; al dimostrato legame tra via uditiva e centri neurovegetativi dell’area limbica (ipotalamo, amigdala, ippocampo, ipofisi); al fatto che la musica modula molecole neuroendocrine ed è un valido strumento integrativo per combattere malattie immunologiche. È invece meno risaputo, anche solo sul piano squisitamente culturale, che suono e musica agiscono nell’uomo sfruttando anche vie non uditive generando reazioni fisiologiche diverse.
Infatti, gli effetti somatici che la musica e il suono producono nell’uomo si possono distinguere in quelli che avvengono attraverso la via uditiva e quelli che sfruttano vie anatomiche non uditive. Non ci stancheremo mai di sottolineare e divulgare questo aspetto: il suono e la musica interagiscono anche con organi, tessuti, e strutture diverse da quelle dell’apparato uditivo.
In altre parole, è nella intrinseca natura del corpo umano avere varie vie di ascolto ricezione e propagazione del suono oltre all’orecchio e queste vie sono atte a produrre effetti diversi da quelli che produce l’orecchio quando viene colpito dalle medesime onde acustiche.
Qualcuno si sorprenderà nel leggere la parola acustiche poiché è maggiormente noto che siano gli ultrasuoni, ampiamente utilizzati nell’ingegneria biomedicale da anni, ad essere utilizzati ad esempio nella riparazione di fratture ossee o nella mappatura sonora dei melanomi, i tumori della pelle.
Ciò nonostante, anche le onde acustiche contribuiscono nel causare oscillazioni meccaniche della materia vivente che attraversano: l’energia del suono viene assorbita dal corpo umano ingenerando in esso vibrazioni meccaniche nei tessuti e un conseguente aumento della produzione di calore. Gli stessi tessuti biologici hanno proprietà biofisiche che li rendono ideali per l’interazione con tali onde acustiche: piezoelettricità, semiconduttività, carattere dipolare dell’acqua e di altre macromolecole organiche – Dna compreso.
Infatti, è scientificamente noto che forze meccaniche direttamente applicate sulla cellula esercitano effetti marcati sulla morfologia e l’orientamento spaziale, sull’attivazione genica e la proliferazione cellulare. Suoni e vibrazioni meccaniche, ad esempio, inducono rigenerazione di tessuti lesi tramite stimolazione del citoscheletro (rete di filamenti e microtubuli presenti nel citoplasma).
Ciò suggerisce importantissime potenziali implicazioni in ambito oncologico (e non solo) perché il citoscheletro è oggi considerato un sistema di connessione meccanica atto a condurre stimoli vibrazionali dalla membrana al nucleo. Il citoscheletro è predisposto per trasportare il segnale sonoro dalla periferia al cuore della cellula.
Ovviamente ancora lungo è il cammino verso la piena comprensione su come le vibrazioni, arrivate alla superficie corporea si propagano sino all’interno delle zone microscopiche e submicroscopiche nel corpo; lo stesso vale per la piena comprensione degli effetti che possono essere indotti o modulati attraverso queste informazioni sonore. Ciò che è certo è che porte e canali con adeguate caratteristiche biofisiche perché questo avvenga ci sono e possono portare benefici o danni alle stesse strutture in questione a seconda di ampiezza, frequenza e durata dell’esposizione sonora a cui la persona viene sottoposta/esposta.
In questa chiave può aiutare sapere che la pelle è stata recentemente definita un gigantesco cervello a cristalli liquidi con riconosciute capacità di amplificazione per stimoli esterni tattili, vibrazionali, sonori.
In conclusione di questo primo articolo, le onde acustiche (prodotte o ricevute dalla persona o da altra fonte sonora) vengono “ascoltate” e raccolte dalla pelle e proseguono il loro incredibile viaggio nelle fibre del tessuto connettivo e muscolare, nelle cellule vestibolari, ependimali (cellule che rivestono la cavità dell’encefalo – i ventricoli cerebrali – e del midollo spinale) viscerali, midollari, dendritiche (cellule che appartengono al sistema immunitario e nascono dalle cellule staminali nel midollo osseo).
Tutto ciò rimane uno sterile esercizio di ostentazione di sapienza se non ci sforziamo di riflettere sui significati complessivi che le scoperte sin qui fatte – e quelle che ancora si faranno – ci suggeriscono. Sembra infatti evidente che questi aspetti sinteticamente descritti (e molti altri che non sono stati presi in considerazione in questa sede) assumono ulteriore senso se collegati tra loro nell’intento di far progressivamente emergere l’immagine celata nel quadro generale.
Al di là dei tecnicismi specialistici, infatti, ciascuna di queste evidenze sembrerebbe indicare l’esistenza di un minimo comune multiplo: la forza sonora è uno dei linguaggi privilegiati nella dialettica con il corpo umano e più in generale con la Vita. A noi ricercatori, sia scientifici che umanistici, il privilegio e la responsabilità di cercare il dialogo e la condivisione scevra di pregiudizi per una sempre maggior comprensione di tanta meraviglia e ricchezza.
Piccola Bibliografia
Bistolfi, F., (2004) Suoni e vibrazioni sull’uomo – rischio beneficio, Omicron Editrice, Genova.
Gerber, R. (2001), Vibrational Medicine, Bear & Company, Rochester.
Haruwisa Wago and Shinji Kasahara, (2004) Music Therapy, a Future Alternative Intervention Against Diseases.- Complementary and Alternative Approaches to Biomedicine, Edited by Edwin L. Cooper and Nobuo Yamaguchi, Kluwer Academic/Plenum Publishers.
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