Convegno Musicoterapia Democratica a Roma
Il Convegno
Nel Convegno il nostro intervento tratta: L’applicazione del massaggio sonoro con le campane tibetane nelle carceri romane di Regina Coeli e Rebibbia N.C. di Roma. Venerdì 18 maggio 2012: Convegno Musicoterapia Democratica. In questa occasione abbiamo condiviso l’esperienze che viviamo nelle carceri romane di Rebibbia N.C. e di Regina Coeli. Il seguente report è preso dal testo massaggio sonoro con le campane tibetane, Edizioni Mediterranee, Roma, 2010. pagg.129/130
Il report
Da diversi anni collaboro professionalmente con il Ministero di Giustizia, progettando e realizzando corsi di shiatsu, yoga e musicoterapia per la popolazione carceraria degli istituti di pena romani di Regina Coeli e di Rebibbia. Mi ricordo la prima volta che portai la campana tibetana in un corso: nessuno dei partecipanti ne aveva mai sentito parlare. In quel caso la classe era composta principalmente da italiani, rumeni e maghrebini. Devo premettere che qualsiasi cosa provenga dall’esterno del carcere inizialmente è sempre ben accettata, non fosse altro che per la curiosità di incontrare qualcosa proveniente dal mondo al di fuori della struttura
Il primo incontro
Al primo incontro con una campana tutti furono colpiti dalle sue particolari sonorità, e si resero disponibili a sentire qualche minuto di massaggio sonoro sul proprio corpo. Soltanto uno di loro inizialmente rifiutò il mio invito a provare, ma, visto il successivo riscontro positivo da parte di tutti coloro che si erano sottoposti all’esperienza, anche la persona scettica volle provare. Dopo quella prima volta, avendo apprezzato gli effetti distensivi prodotti dalle gradevoli sonorità delle campane, molti dei partecipanti al corso espressero il desiderio di provarne altre, volendo sperimentare l’eventuale differenza. In particolare, ricordo che tanti si erano veramente appassionati alle campane, diventando esperti nella danza dell’acqua. Gli allievi si interrogavano sulla quantità di acqua da mettere per produrre il miglior risultato, ragionavano riguardo la giusta velocità del movimento del batacchio e teorizzavano sulla massa e il peso delle campane in rapporto al suono e alla vibrazione
Gli incontri
Insomma, ogni lezione diventava l’occasione per trascorrere momenti rilassanti, in armoniosa allegria. Continuando a lavorare con i detenuti di Regina Coeli, ho incontrato di nuovo un ragazzo che precedentemente era detenuto in un’altra sezione e che ora si trovava in quella adibita alla popolazione tossicodipendente. Mi raccontò che l’esperienza fatta l’anno precedente gli aveva fortificato il senso della disciplina, e lo aveva portato a riprendere la sua pratica di arti marziali. Il ricordo del suono della campana tibetana gli era rimasto particolarmente caro, e mi suggerì di offrire anche ai ragazzi che stavano frequentando il nuovo corso l’opportunità di conoscere questo antico strumento.
Le persone
Sono molti i detenuti venuti in contatto con il suono e le vibrazioni delle campane tibetane, provenienti da varie culture, di diverse etnie; l’eco delle ciotole ha lasciato in tutti intense tracce di pace e spazi di libertà. Gli effetti benefici a volte si amplificano con il tempo. Gli incontri con le campane sono diventati preziosi momenti, attesi per poter vivere spazi di profondo rilassamento in un contesto di forte disagio. Ricordo in particolare diversi giovani uomini, che vivendo una condizione da reclusi manifestavano una frenetica iperattività motoria: in pratica non riuscivano, per così dire, a stare fermi un attimo, presi dal vortice dei loro pensieri. Le vibrazioni delle campane a volte sono riuscite a generare delle piccole oasi di pace. Osservare i ragazzi seduti immobili, per diversi minuti, con le espressioni del volto che si rasserenavano è stato per tutti i presenti una fonte di profondo ristoro
Le collaborazioni
Dal 2009, insieme a Luca Marchioni, sono impegnato in un nuovo progetto: “Intervento integrato di shiatsu e musicoterapia evolutiva per favorire la diminuzione dell’assunzione di farmaci nella popolazione carceraria tossicodipendente del Carcere Regina Coeli di Roma”. Il lavoro si svolge in collaborazione con il Garante dei Diritti dei Detenuti della Regione Lazio, il Sert e la ASL di riferimento. I positivi risultati ottenuti1 ci danno fiducia e ci stanno costantemente spingendo nella direzione del continuo miglioramento. Stiamo quindi cercando di ottimizzare tutti i parametri di riferimento del progetto, in modo da rendere più efficace il nostro intervento
Le campane tibetane
Anche in questa delicata e difficile contingenza, l’utilizzo delle campane tibetane si è rivelato un aiuto prezioso. Ancora una volta, in contesti culturali dove non erano conosciute, le armonie generate da questi antichi strumenti della tradizione tibetana hanno aperto le porte della percezione. Il termine “aprire le porte”, nella realtà di una sezione di reclusione, rappresenta un invito alla libertà. Le delicate e potenti vibrazioni delle armoniche prodotte dalle campane sono state sempre accolte con imprevedibile naturalezza. Hanno aiutato l’ascolto profondo di se stessi, facendo affiorare alla coscienza gli echi dell’essere dentro di sé. Questo espresso è un mio pensiero; sicuramente restano vivi i ricordi dei visi, dei sorrisi e delle parole di tante persone con le quali abbiamo condiviso, in una situazione di grande sofferenza, dei momenti di gioia e di pace.
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