Un trattamento particolare: storia di un’esperienza con le Campane tibetane
Da Maggio a Ottobre 2023, con una cadenza regolare di due volte alla settimana, ho avuto l’opportunità di eseguire dei trattamenti con le campane tibetane. La persona che insieme a me ha intrapreso questo percorso è una donna di 73 anni, Patrizia, in splendida forma fisica, ottime condizioni di salute, dinamica e molto attenta al suo benessere. È sposata da svariati anni con un uomo di 81 anni, Filippo, e insieme hanno un figlio, Claudio, ormai grande. Attualmente vive la sua relazione matrimoniale in modo conflittuale: difficoltà ad accettare gli anni che passano, incomprensioni, poca complicità e intimità, competizione… Negli ultimi tempi accusa improvvisi stati d’ansia che la disturbano e non la fanno sentire a suo agio. Adora il mare e nelle lunghe nuotate giornaliere, riesce a trovare una pausa a questo malessere che la per- vade. Sente di essere al confine di un cambiamento, ma non sa quale strada prendere per beneficiare di tutta la sua esperienza di vita. La consapevolezza di essere colta e con una buona posizione economica, non l’aiuta a riempire quel vuoto che la mancanza di amore e tenerezza le fanno percepire. Con me, in passato, ha già provato l’effetto balsamico delle campane tibetane sul suo umore e la fiducia di migliorare con dei trattamenti, l’attuale condizione emotiva, l’ha spinta a chiedere il mio intervento.
IL LUOGO DELL’ESPERIENZA
Per esprimere al meglio l’efficacia vibrazionale delle campane, anni fa, ho realizzato una stanzetta di 12mq. È situata in uno spazio staccato dalla casa principale e vi si accede percorrendo un breve corridoio che termina in un piccolo slargo di ghiaietto. Il tutto è circondato da generose piante grasse, di varie dimensioni, che donano le loro fioriture in qualsiasi mese dell’anno. All’esterno del vano, tra una sedia e un tavolo di giunco, si è accolti da un cespuglio di lavanda ibrida e un pre- potente gelsomino che si arrampica sulla parete adiacente la porta. Questo aspetto che sto descrivendo, tra i colori delle piante e il suono cadenzato dei passi sul ghiaietto, costituisce un anteprima sonoro-visivo che, con gradualità, invita l’anima ad avvicinarsi all’esperienza futura. All’interno la stanza offre un caleidoscopio di sfumature cromatiche: vetri colorati, cristalli, olii essenziali, strumenti sonori, oggetti vari e loro…le mie adorate campane. È un luogo molto amato, pregno delle energie che ogni elemento all’interno ha assorbito. Persino le travi in legno del soffitto, permeate dai fumi d’incenso, essenze e resine, rilasciano un sottile odore mistico che di volta in volta si rinnova. A chi viene, a volte, chiedo se in questa pienezza si sente a suo agio, e la risposta più frequente è si. Per qualcuno in questo posto si rivive la curiosità dei bambini, si ha la sensazione di vivere dentro e fuori del mondo e si prova la gioia di essere adagiati in uno scrigno.
IL CORPO
In quest’ambito protetto inizia il calendario dei nostri incontri. Patrizia ha una struttura minuta e morbida, capace di adattarsi comodamente alle dimensioni del lettino da massaggio, lasciando, intorno al perimetro fisico, degli spazi utili al posizionamento delle campane. Il suo è un corpo che sa rilassarsi fiducioso, si abbandona, accetta le manovre necessarie al trattamento, senza opporre resistenza e limiti. Una passività costruttiva che ha motivato lo sviluppo di tutto il “lavoro”, stimolandomi a creare le combinazioni, sonoro-vibrazionali, utili al contatto con l’altro, all’ascolto. L’intenzione di prendersi cura, accudire, partendo da due punti di vista diversi di assistente e assistito, ha dato impulso a un intenso dialogo la cui voce è affidata alle campane. Il corpo parla e loro sanno dove andare. Si muovono alla ricerca dei punti in cui necessita lo stimolo, il soccorso. Di volta in volta le sonorità cangianti, mi indirizzano verso un viaggio creativo che penetra all’esterno e all’interno di noi. Una costruzione personale che, grazie anche a ciò che Patrizia mi riferisce sull’effetto del trattamento, mi ha indirizzato a suddividere il corpo in tre parti: anteriore (quella evidente, che vediamo, il lato conscio); posteriore (ciò che è nascosto, che in genere non vediamo, l’inconscio); laterale (punto d’unione tra avanti e dietro e che, con adeguati movimenti, possiamo vedere, ponte tra conscio e inconscio). Un differente modo di assorbire e, soprattutto, di elaborare il vissuto vibrazionale. Uno schema fantasioso e fantastico che fa della nostra parte materiale, fisica, un interessante veicolo di stimoli brillanti e istruttivi.
I TRATTAMENTI
Inizialmente i nostri incontri si focalizzano su una fastidiosa cistite che potrebbe essere il risultato di un inverno impegnativo. In Psicosomatica è: il conflitto tra accettare e non accettare di lasciar fluire la vita; permettere lo scorrere delle acque e non trattenere i residui del metabolismo; concedersi la cedevolezza necessaria per far accadere le cose in modo spontaneo.
Utilizzando protocolli, varianti e divagazioni sul posizionamento delle campane, abbiamo viaggiato, per un discreto periodo, in questa direzione. Lo sfioramento iniziale del corpo, con olii essenziali combinati sulle tre note (base-cuore-testa), o scelti singolar- mente al momento, cadenza l’assorbimento benefico delle vibrazioni sulla superficie profonda, la pelle. Una particolare attenzione è riservata ai piedi e alle articolazioni. I primi sono il punto focale della nostra struttura, trattarli manualmente, irrorandoli poi d’impulsi vibrazionali, mi ha dato la possibilità di raggiungere degli obiettivi insperati; le articolazioni, invece, sono lo snodo e il punto cruciale dal quale parte il movimento. Non parlo solo di quello fisico ma, persino, di quello psico-spirituale. Questi ingranaggi se ben oleati, e le campane sanno come farlo, permettono di muoversi agevolmente nel presente e dirigersi verso un futuro desiderato. L’epilogo della seduta è affidato all’aiuto sonoro di vari strumenti: l’ocean drum, che ricorda il suono delicato delle onde del mare sulla battigia; la fontana zen, attraverso l’acqua che scorre ci suggerisce di lasciare andare; i cimbali, la sansula e il Koshi, che tintillando, innalzano al cielo i suoni e la mente. Alla fine, in un’atmosfera avvolta dal silenzio, la sensazione dolce della pace!
RISULTATI DELLA 1°FASE: LA CRISI
I sogni articolati riferiti da Patrizia, rivelano una ricostruzione profonda della sua esistenza: l’infanzia, l’adolescenza, vecchi amori, lavoro, liti e gioie. A questo si aggiunge un nuovo modo di interagire col mondo esterno: perdita del controllo a tutti i costi, tolleranza, distacco consapevole: “quello che sembra grave, in poco tempo perde rilevanza”. Il rapporto con Filippo, da questo nuovo aspetto comportamentale, trae giovamento: più tranquillità nella relazione, accettazione delle parti spigolose dell’altro, leggerezza. La sera, a volte, dimentica di prendere le gocce per riposare e si appresta al sonno, felice di poter aprire la porta dei sogni per vagabondare. Tutto va bene, è tornata l’armonia, la serenità, ma qualcosa di profondo cova e, come un vulcano sopito, un giorno esplode un’eruzione cutanea che, velocemente, si estende a tutto il corpo. La causa meccanica di questo sfogo, inasprita dall’esposizione al sole, è da attribuirsi alla resina contenuta in un olio per il corpo da lei usato. Il significato somato-psichico dell’allergia si sofferma su: non far entrare in noi aspetti della realtà, vissuti come pericolosi e perturbanti, al fine di proteggere la propria identità. Irritazione per relazioni, eventi o ambiti percepiti come estranei. A distanza di due mesi, il corpo di Patrizia subisce una trasformazione che la catapulta in una profonda crisi, si sente vulnerabile, senza difese, sopportare l’intenso e fastidioso prurito, risulta veramente difficile. E’ contraria all’assunzione di steroidi e, per alleviare i sintomi, si concede solo la somministrazione contenuta, di un antistaminico che agisce blandamente. Per mettere a riposo fegato e cistifellea le consiglio un regime alimentare adeguato e il Macerato Glicerico di un cortisonico vegetale, il Ribes Nigrum 50 gtt mattino e sera. Concordiamo di intensificare gli appuntamenti. La sua pelle, paragonabile alla carta abrasiva, disseminata di punti rosso fuoco, comunica visivamente un marcato disagio. La mia intenzione si rivolge ad alleviare questo malessere: lavanda sulle zone più critiche, rotazione di oli essenziali diffusi nell’ambiente (eucalipto, elicriso, camomilla romana, nardo), un telo di lino bianco, posizionato su di lei, che aiuta sia ad attutire il contatto con le campane che a farle scivolare facilmente senza irritare. Noto che le uniche parti libere dall’allergia sono i piedi, le mani e la testa. Rivolgo lì la mia attenzione, riservando del tempo, all’interno del trattamento sonoro, per stimolare manualmente dei punti ed effettuare un massaggio rilassante.
RISULTATI DELLA 2° FASE
In questo spazio dedicato a se stessa, Patrizia riesce a staccarsi dall’assillo del suo fisico irritato, beneficiando dell’inaspettato effetto lenitivo generato dalle vibrazioni sulla pelle, per oltre 2/3 ore. Si sente rassegnata, ma fiduciosa di poterne uscire. I suoi so- gni, rispetto alla prima fase, subiscono una sterzata, risultando più ansiogeni e incentrati su problemi da risolvere, angoscia per scelte mancate nella sua vita, amici che soffrono, paure. Gli unici momenti di tregua, le sono concessi dalle nuotate al tramonto, che le regalano una parentesi refrigerante, e dai trattamenti sonori, nei quali trova serenità e si perde in un corollario di sensazioni visive e fisiche che l’avvolgono, coccolandola:”il corpo ondeggia e si ricopre di colore rosa-fucsia; un gusto melato sotto la lingua che migra verso la testa; in profondità una pietra rettangolare all’altezza del fegato; circondata da una cupola blu, disseminata di minuscole rose dorate, come un cielo stellato…
CONCLUSIONI
Verso la fine di settembre, Patrizia, comincia a migliorare. Questo lungo periodo vissuto insieme, ha consolidato uno scambio umano fondato sulla fiducia e l’accudimento. La capacità di essere osservatore, accogliere senza assorbire, mi ha riempito di gioia, legandomi a questa esperienza in tutti i suoi aspetti creativi, affettivi, risonanti. Mi rimane solo un cruccio: non aver usato i suoni della voce. Vocalizzare, per lei, è un atto difficoltoso e proprio questa difficoltà rappresenterà il punto di partenza per i nostri prossimi appuntamenti, un modo per affrontare un altro viaggio alla ricerca di territori originali, sorprendenti e…illuminanti.
LUCE VUOL DIRE AMORE
Puoi far luce con qualsiasi cosa, basta che sia amore.
Se nella vita darai il buio, riceverai altrettanto,
ma se invece apri le braccia
e fai un gesto carino,
la luce non ti lascerà mai.
Mira Caruso, bimba di anni
Magazine numero 19
Questo articolo è estratto dal Magazine numero 19, come ogni volta è possibile scaricarlo liberamente in formato ⇒PDF
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Sono proposte del Centro studi LAVOCEDELCARRO.
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