White chestnut:
l’ansiolitico del sistema floreale (WCH)
L’ippocastano o castagno d’india è un pilastro nel trattamento dell’ansia. Nella sua descrizione il Dott Bach lo raccomanda a “quelli che non riescono a evitare che la loro mente sia costantemente assillata da pensieri, idee e ragionamenti indesiderati. Ciò di solito accade quando l’interesse per il presente non è abbastanza forte da occupare del tutto la loro mente. I pensieri, anche se respinti ritornano immancabilmente, come in un turbinio, causando una specie di tortura mentale. La presenza di questi pensieri così sgradevoli toglie la pace e impedisce di concentrarsi sul lavoro o sul piacere quotidiano”.
E dunque iniziamo a capire grazie a queste poche righe, che cosa nello specifico possiamo trattare con questa essenza, considerata “l’ansiolitico del sistema floreale”.
Intanto, un tratto saliente nelle persone è la preoccupazione sottoforma di pensieri negativi, inquietanti. C’è una paura di tipo anticipatoria che prende tutto il campo mentale, con un pensiero che si ripete all’infinito, senza essere capaci di fermarlo o di spostare l’attenzione su qualche altra cosa. Whithe Chestnut costituisce infatti il motore mentale dell’ansia, che come un disco incantato alimenta la nostra preoccupazione, rendendola in alcuni casi sempre più gigante e schiacciante. Facciamo alcuni esempi di chiacchiericcio mentale che può assillare le nostre giornate e… nottate. Preoccupazione per la paura di essere rifiutati, di essere ridicoli o umiliati, per i presunti pericoli che minacciano i nostri cari, ecc…
Iniziamo con il dire che di per se stessa, la preoccupazione non ha accezione negativa, quando cioè serve a mettere in atto strategie per risolvere o affrontare determinate situazioni, può essere senz’altro lo sfondo per le giuste azioni. Quando però si trasforma in una ripetizione sterile degli stessi pensieri negativi, pessimisti, in un circolo vizioso senza via di fuga, non fa altro che in- chiodare la persona passivamente, con l’unico risultato di portarle stanchezza e consumo di energia vitale, invece che soluzione del problema.
I fiori dell’ippocastano non hanno una forma e una struttura ben definite. I singoli fiori, dai trenta ai quaranta, formano una piramide. Alla vista l’impressione è di irregolarità, di movimento, di cambiamento, di asimmetria. A loro volta, solo alcuni dei fiori produrranno i frutti, le castagne d’india, che cadono a terra in ottobre. L’involucro è spinoso e secondo Barnard, gli aculei, hanno il significato generico di stimolare ad agire, ad infrangere il modello mentale del passato. In questo caso a lasciar cadere il pensiero assillante ed in alcuni casi torturante.
L’albero di ippocastano ha il tronco biforcato e i rami che si irradiano in molte direzioni, si piegano verso il basso e spesso vengono spezzati dal vento forte.
È una forma, indicativa di debolezza, di mancanza d’integrità e di postura eretta. Possiamo paragonarla per similitudine di forma, ad una persona ripiegata sui suoi pensieri, vittima degli stessi. Le radici si estendono in superficie e non penetrano nel terreno. Anche qui si potrebbe vedere un parallelismo fra questa ultima caratteristica e il lavoro che fa questa essenza secondo Katz e Kaminski: “Whithe Chestnut ricanalizza la congestione energetica del piano mentale, permettendo all’individuo di ritrovare una maggiore percezione della sua vita emozionale, soprattutto nei chakra del plesso solare e del cuore. Quando questi centri energetici si riequilibrano, si possono elaborare i sentimenti prima che si trasformino in pensieri ripetitivi e agitati…IN TAL MODO L’ESSENZA LIBERA LA VITA MENTALE PER L’ATTIVITÀ CHIARA E CALMA DELLA MENTE SUPERIORE”.
Il contatto con il proprio mondo emotivo e la capacità di elaborazione e trasformazione, permette quindi di non essere vittima di pensieri parassiti che impediscono di rilassarsi, di meditare o di dormire ad esempio. Più in generale possiamo affermare che la persona non riesce a stare nel “qui e ora”. Ed è infatti tipico di chi è preda di preoccupazioni essere “assorto” in un altro tempo o /e in un altro dove, lo sguardo nel vuoto, disconnesso dal momento attuale. Come una sorta di “rapimento” in un altrove così incombente che tiene intrappolati.
Questa essenza aiuta a ridurre una serie di automatismi mentali inconsci. Naturalmente è sempre bene integrare con un lavoro su di sè di più ampio raggio, ad esempio con un sostegno psicologico; infatti è indubbio che la maggior parte degli stati mentali negativi cronici, hanno alla base la ripetizione continua di determinati contenuti e dunque con un lavoro duplice con i Fiori (non solo WCH) e con tecniche di consapevolezza della persona, i risultati possano giungere più rapidamente.
Secondo la scuola indiana del Dott. Vohra, il rimedio è da prescrivere in ogni malattia cronica. Il ragionamento è questo: affinchè qualcosa si cronicizzi è necessario che si ripeta, che si crei un circolo vizioso. Questo vale sia per un pensiero che per una malattia quindi.
È utile usare questa essenza da un punto di vista transpersonale, per tutto ciò che sia ripetizione accelerata: tosse, tic, singhiozzo, prurito, starnuti…Anche nei casi di assuefazione perché anche qui si ripete qualcosa, una immagine, una sensazione, un gesto che tiene legata la persona ad una determinata sostanza da cui dipende (fumatori, alcolisti…).
È stata usata con ottimi risultati in pazienti affetti da malattie gravi o invalidanti, accompagnate da depressione.
I Fiori, non dimentichiamoci che ci riconnettono al nostro Sé superiore, ci riportano sulla strada che siamo venuti a percorrere e che a volte smarriamo, e non deve stupire se la loro somministrazione porta dei miglioramenti anche abbastanza velocemente.
Il condizionamento che ci può dare un pensiero che ci gira in testa e che non riusciamo ad allontanare, può essere enorme. E dato che sono in genere pensieri di preoccupazione, possiamo veramente deviare tanto dal nostro progetto di Vita!
WCH fa parte della formula creata dal Dott Orozco da utilizzare per chi soffre di insonnia. Oltre alla nostra essenza troviamo Impatiens, Elm e Scleranthus.
E dunque, se vogliamo spengere la radio che ci ripropone la stessa canzone ormai da molto tempo, utilizziamo questa preziosa essenza, sempre insieme alle altre utili per una determinata persona. Si riacquisterà energia, lucidità, brillantezza, presenza e soprattutto direi la curiosità di vedere veramente cosa c’è intorno a se stessi, di provare interesse per qualcun altro che non sia se stesso e le proprie cantilene. Perché è chiaro che entrando nel vortice di un pensiero che ripetiamo continuamente, uno degli effetti che otteniamo è senz’altro un possibile stordimento che certo non avvicina agli altri e non fa avvicinare. Uno dei temi del momento per come la vedo è invece proprio l’impegno delle persone consapevoli nel creare relazioni significative con i suoi simili.
Bibliografia
– Ricardo Orozco, Fiori di Bach 38 descrizioni dinamiche, edizioni: centro di benessere psicofisco
– Julian Barnard, Fiori di Bach, forma e funzione, edizione tecniche nuove
Nel Magazine n° 15
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