Per le antiche tradizioni gli oli essenziali sono preziosi alleati
In Egitto
Nella tradizione egizia, gli oli e le essenze venivano considerati preziosi alleati nella cosmesi, per la ricerca della bellezza. Si attribuivano loro proprietà fortemente rigeneranti, fino a essere usati nei processi di mummificazione. Probabilmente in questi delicati rituali si utilizzavano più essenze. Certamente quella estratta dal legno di cedro, il basilico, il galbano, il rosmarino, il timo…Quando all’inizio del secolo scorso venne aperta la tomba di Tutankhamon, si trovarono dei vasi con differenti unguenti. Il loro contenuto, che si era solidificato, rilevò anche la presenza d’incenso. L’odore era ancora avvertibile, anche se naturalmente enormemente affievolito.
Pitagora
Si dice che Pitagora sia stato il primo a usare l’incenso nell’arte della divinazione. Nei suoi viaggi di conoscenza si recò presso gli Egizi, gli Arabi, i Caldei e gli Ebrei.
Il profumo come mezzo d’unione
Il termine profumo ha il suo significato originario dal latino per (attraverso) e fumon (fumo). Nell’uso religioso il fumo diveniva il mezzo d’unione tra la terra e il cielo. Le sostanze aromatiche venivano considerate di origine soprannaturale e abbinate agli dei per affinità.
Esculapio
Nei templi dedicati a Esculapio, il dio greco della medicina, sono state trovate incise su lastre di marmo molte ricette di profumi medicinali. Per la mitologia greca l’invenzione del profumo è opera degli dei e gli uomini sono stati istruiti in quest’arte da Eone, una ninfa di Venere.
Aristotele
Aristotele (383 – 322 a.C.) afferma che le fragranti esalazioni di profumi, di fiori e di erbe contribuiscono alla salute non meno che al piacere. Poiché con il loro tepore e con la loro morbidezza allentano la tensione del cervello.
In India
Se ci affacciamo in India, troviamo un’affinità particolare tra suono e profumo. Nell’antica scienza del Gandharva Veda si fa riferimento alla musica celeste o perfetta, eterna nei suoi significati essenziali. I musicisti o Angeli della Musica sono anch’essi chiamati Gandharvas. Si afferma che possiedano grandi conoscenze riguardo la medicina. Il loro nome letteralmente è “mangiatori di odori”. Gandha significa odore. Si pensa che le idee o emozioni siano condotte direttamente e spontaneamente dalla musica, come un profumo dalla brezza, senza il tramite dell’analisi.
Avicenna
Facendo un gran salto nel tempo arriviamo a conoscere la figura di Abu Ali al-Husain Ibn Sina. Conosciuto con il nome latinizzato di Avicenna (980-1037). In quel tempo la cultura araba aveva raggiunto un alto grado di civiltà, tra gli altri a livello scientifico, chimico e alchemico. Avicenna, che a dieci anni sapeva tutto il Corano a memoria, compì studi approfonditi di grammatica, astronomia, geometria, filosofia ed era un esperto medico. Scrisse un centinaio di libri, il suo capolavoro è Il Canone della medicina. Fu un’opera di riferimento per tutto il Medioevo. Descrisse approfonditamente le proprietà mediche degli oli essenziali, per i suoi primi esperimenti usò uno dei fiori più apprezzati in Oriente, la rosa. L’acqua aromatica di rosa ebbe grande successo. Fu introdotta in Europa dai Crociati, insieme ad altre essenze e profumi esotici.
Paracelso
Arrivando in Europa incontriamo Paracelso, che intorno al 1500 scoprì nuove metodologie di chirurgia e analisi. Paracelso, trattando di medicina, considera anche la magia, l’alchimia e l’astrologia. Allo sguardo rivolto al passato, agli antichi, egli voleva contrapporre il progresso. Uno slancio verso uno studio più approfondito della natura, in cui era convinto ci fosse la cura per ogni sorta di malattia. Sosteneva che le piante avessero delle proprietà curative in base alla forma e al colore. Credeva che il Creatore ci avesse dato delle tracce, una sorta di guida impressa nelle piante per l’arte della cura. Così, per somiglianza, la noce è affine al cervello, l’olio rosso dell’iperico è utile per curare le ferite. Su questa base distillò circa 150 oli essenziali.
La moderna aromaterapia
Per arrivare alla moderna aromaterapia bisogna attendere che il primo libro di Gattefossé venisse pubblicato nel 1928. A quest’opera, che destò molto interesse, seguirono numerosi articoli scientifici e altri libri che trattarono la terapia con gli oli essenziali. Un altro francese, il dottor Valnet, portò avanti l’impiego terapeutico delle essenze. Le utilizzò anche durante la seconda guerra mondiale per medicare le ferite riportate in battaglia. Nel 1964 pubblicò il libro Aromathérapie, che ebbe un ruolo fondamentale per il riconoscimento.
Gli oli essenziali
L’olio essenziale è una sostanza complessa che rispecchia la personalità della pianta nel suo insieme e la rende odorosa. Il suo profumo è la voce attraverso la quale dialoga con l’esterno. Attira o allontana gli insetti dosando l’intensità del suo aroma, per favorire l’impollinazione o per allontanare i parassiti. Le essenze hanno forti proprietà antibiotiche e proteggono la pianta dalle infezioni. Sono i prodotti del suo metabolismo e si trovano immagazzinate in speciali cellule che sono situate in diverse parti della pianta.
Gli alchimisti
Quando sono nella pianta vengono chiamate essenze, quando vengono estratte diventano oli essenziali: spesso si utilizzano i due termini come sinonimi. Per gli alchimisti le essenze sono l’anima, il cuore della pianta. Le possiamo trovare: nelle bucce degli agrumi, nei petali dei fiori, nelle foglie, nei legni, nelle radici…
Oggi per approfondimenti
- Un libro: anche noi ci siamo appassionati al profumo degli oli essenziali, nel nostro libro: Mauro Pedone, Massaggio sonoro con gli oli essenziali, Edizioni Mediterranee, Roma, 2015 descriviamo come poter utilizzare gli oli essenziali integrandoli alle vibrazioni delle nostre campane tibetane.
- Un percorso di formazione: per chi volesse conoscere in maniera professionale l’utilizzo degli oli essenziali integrato con le campane tibetane è possibile frequentare i nostri corsi di formazione per Operatore olistico in Massaggio sonoro® con le campane tibetane e gli oli essenziali.
Buona pratica!
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