Visualizziamo una fontana zen
L’uomo saggio ama l’acqua, disse Lao Tse
L’acqua
In occidente C.G. Jung cita l’acqua come simbolo più ricorrente dell’inconscio, psicologicamente l’acqua significa: spirito diventato inconscio. La moderna biologia ci dice che il 99% delle molecole che compongono il nostro corpo sono molecole d’acqua, una delle sostanze più ricche di segreti che si conoscano, da un punto di vista simbolico, filosofico e scientifico. Il compianto fisico napoletano Emilio Del Giudice affermava che l’acqua funge da direttore d’orchestra degli scambi molecolari.
Una fontana zen
Quindi vi propongo una visualizzazione per attivare in noi una rigenerante fontana zen! Si parte dalla base, è importante stare seduti con la schiena verticale e distesa, andranno bene tutte le posizioni comode, a gambe incrociate, alla giapponese in seiza o anche su una sedia. Qualche minuto di respirazione consapevole e poi visualizziamoci come una fontana con la sua vasca nel nostro addome da dove sale una colonna/tubo di acqua che dalla zona del perineo arriva fino al nostro capo, nella zona appunto della fontanella. Un continuo fluire di acqua tiepida che partendo dal bacino arriva a zampillare dal capo.
Il suono ci aiuta
Poi sosteniamo il percorso di risalita dell’acqua vocalizzando: UOAEIM, non con una forma a scalini ma in un continuo glissando, ogni vocale che si unisce alla successiva fino a quando arrivando alla fontanella, chiudendo le labbra intoneremo il suono MMMMM, e visualizzeremo uno zampillo d’acqua che scenderà lungo il nostro corpo per raccogliersi nel bacino. Un respiro e ancora un percorso ascendente, con la colonna d’acqua sostenuta dalla stessa sequenza: UOAEIM. Il ritmo della respirazione è corrispondenze corporee:
M: sommità del cranio (risonanza ossea)
I: maschera facciale, naso, occhi
E: gola laringe
A: polmoni
O: cuore, cavità toracica
U: base della spina dorsale, addome.
L’esperienza
Riguardo ai tempi e alla durata dell’esperienza, come consiglio direi non meno di 10 minuti; per capire se stiamo facendo un buon lavoro osserviamoci: solitamente è una pratica rigenerante che mette di buon umore. Se così non fosse non è opportuno insistere o peggio ancora forzare; a volte capita che alcune persone fatichino a raggiungere in comodità la vocale I. Spesso si tratta soltanto di un errore di valutazione dell’individuale capacità respiratoria; se dovesse accadere anche a voi vorrebbe semplicemente dire che c’è bisogno di accorciare la durata della sequenza. Come dicevo, senza cercare apnee, con respiri lenti e profondi, è un’eccellente pratica di distensione e ricarica energetica!
Tratto dal libro
Questo esercizio è tratto dal libro: La casa che vorrei, feng shui, campane tibetane, oli essenziali e armonia interiore.
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